“Non c’è dubbio: la crisi ambientale sta aumentando la nostra ansia e preoccupazione. E queste emozioni negative – preoccupazione, angoscia, rabbia – stanno crescendo in tutto il mondo negli ultimi dieci anni”. Jeffrey Sachs non è un ambientalista, ma uno dei maggiori economisti statunitensi, Direttore del “The Earth Institute alla Columbia University”. Esperto di sviluppo sostenibile, crescita economica, salute pubblica, finanza, lotta alla povertà, è curatore, ogni anno, del “World Happiness Report”, che stila la classifica dei paesi più o meno felici del mondo. E proprio in relazione al benessere degli Stati Uniti, punta il dito contro Donald Trump, definendolo una persona “orribile e corrotta”, causa dell’infelicità del suo paese.
I suoi studi dimostrano che la felicità non è legata solo al livello di reddito, ma anche alla vita sociale e democratica e persino alla capacità di donare.
Di fatto, noi studiosi – economisti ma anche psicologi sperimentali – abbiamo capito quello che Aristotele ci ha insegnato oltre duemila anni fa nell’Etica Nicomachea. Siamo esseri sociali e per questo la nostra vita sociale – in famiglia, con gli amici e come cittadini – è importante quanto il nostro reddito. E così la nostra salute mentale e i nostri valori, quelli che i greci chiamavano “virtù”. Giustizia, generosità verso i poveri e compassione sono vitali per avere una buona vita. Eppure lo stile capitalistico americano glorifica il consumismo e l’accumulazione.
Si può essere felici se la politica non funziona o è corrotta?
No, le persone sono infelici quando la politica è marcia. Non a caso una delle caratteristiche dei paesi in cima alla classifica del World Happiness Report – come Danimarca, Norvegia, Finlandia e Svezia – è la relativa onestà di chi governa. Sia gli Stati Uniti che l’Italia, da questo punto di vista, hanno punteggi più bassi. Ci sono nuovi studi che mostrano come Trump stia diffondendo ansia e infelicità in America. Di sicuro sta aumentando la mia: non abbiamo mai avuto un presidente così psicopatico, una persona orribile e persino corrotta.
Più spiegare meglio la sua avversione a Trump?
Come tutti i populisti e i fascisti propone risposte semplici alle crisi. Trump è un populista e un fascista, criminalizza le minoranze più povere e vulnerabili per le difficoltà della working classe bianca americana. Sta attingendo a una tradizione di razzismo, disprezzo e paura, ma le vere soluzioni per gli americani – un migliore sistema sanitario, costi minori per l’educazione e più supporto per le famiglie – richiedono tasse per i ricchi. Il contrario di quello che sta facendo Trump, che è seguito da un terzo del paese. E per questo è il presidente più pericoloso della nostra storia moderna.
Lei è molto critico verso l’uso dei social media, specie nei giovani.
Ci sono ormai alcune prove che i social media stiano portando a un’epidemia di infelicità e depressione tra i giovani. Sembra che la quantità di tempo che i giovani passano davanti allo schermo sia correlata con maggiore ansia e infelicità. I social media minano la fiducia in sé e rendono dipendenti i giovani, oltre a deprivarli di sonno.
Cosa possiamo fare per rendere più felici i nostri figli e noi stessi?
Abbiamo bisogno di tornare ai nostri valori base: un livello sufficiente di reddito per tutti, senza ricchezze enormi di cui nessuno ha bisogno. Serve una buona salute fisica e mentale, la possibilità di accedere al sistema sanitario e ai servizi di salute mentale. Contano, ovviamente, gli stili di vita buoni, basati su diete salutari, ma anche sull’amicizia, su un consumismo limitato e sulla partecipazione comunitaria. Infine è importante la promozione di buoni valori anche tra i giovani: compassione, generosità, giustizia e tolleranza.
E, immagino, serve una buona politica.
Sì, una politica onesta che eviti politici come Trump e simili. Ma dobbiamo limitare anche il potere delle grandi aziende che causano dipendenze patologiche, che siano oppioidi o fast food insani, bevande zuccherate, ma anche i social media come Facebook. Soprattutto dobbiamo proteggere il nostro ambiente, per la nostra salvezza, il nostro benessere e la nostra pace mentale. Sembra una sfida spaventosa.
In effetti lo è. Purtroppo sembra che alcuni paesi in via di sviluppo rischino di essere rigettati nella povertà a causa del cambiamento climatico, con conseguenze drammatiche.
Sappiamo che le crisi ambientali stanno causando perdite di vita, incertezza, malattie, spostamenti e migrazioni di massa. Questo è vero per il Medio Oriente, vedi Siria, o per il centroamerica, ad esempio l’Honduras e il Guatemala o alcune parti dell’Africa. Queste crisi ambientali e migrazioni forzate sono un combustibile per la violenza e i conflitti. È la tempesta perfetta: povertà, crisi ambientale e migrazione forzata. Il prossimo rapporto sulla felicità globale si occuperà di questo.
Lei si sente di essere ottimista di fronte a tutto ciò?
Ci sono alcune ragioni per esserlo. Anzitutto, abbiamo leader morali che ci aiutano con i loro insegnamenti, come Papa Francesco ma anche le altre grandi fedi e gli antichi saggi. Inoltre, sempre più persone stanno realizzando che l’iperconsumismo causa dipendenza e infelicità, non benessere. La strada indicata è quella degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite, che promuovono società che bilanciano reddito, giustizia sociale e sostenibilità ambientale. Abbiamo la fortuna di avere dei paesi che stanno facendo molto meglio degli altri, e cioè le socialdemocrazie europee: impariamo da loro.
Ma abbiamo davvero gli strumenti per assicurare felicità e fine della povertà a tutti, nonostante lo sviluppo dei populismi e la crisi ambientale?
Io credo che abbiamo la ricchezza e la produttività per cancellare la povertà e assicurare a tutti una vita decente. I problemi non sono economici o finanziari, né di carenza di tecnologie che invece abbiamo (pensiamo all’energia rinnovabile). I problemi di fronte a cui siamo di fronte sono fatti da noi e da noi possono essere risolti. Le soluzioni per una maggior felicità sono dunque a nostra portata.
E su Trump? Non teme una rielezione?
Io credo che stiamo imparando che i politici dell’odio, come Trump, ci condurranno alla disastro, invece che al benessere. Ci sono buoni motivi per sperarlo.
(Il Fatto Quotidiano, agosto 2019)