Come tutti quelli che si occupano di clima, o sono consapevoli
di cosa sia il cambiamento climatico, faccio i conti tutti i giorni
con momenti di immenso sconforto e terrore e momenti di
maggiore tranquillità, dove cerco di vedere la situazione in
maniera (relativamente) meno tragica. Eppure proprio ieri mi
è successa una cosa che mi ha quasi sconvolto. Per una
necessità urgente (avevo perso le chiavi del motorino) ho
dovuto prendere un taxi. Mi è capitato un signore italiano
anziano, parlava male, con un forte accento, non capivo bene
di dove fosse.
Abbiamo parlato del più e del meno, mi ha raccontato che a 67
anni anni gli tocca lavorare perché ha una pensione di 700
euro, nonostante lavori da 14 anni. Poi mi ha detto che con
quella pensione potrebbe vivere al suo paesino, in Molise, ma
la moglie non vuole venire, ha figli e nipoti ed “è meglio
trovare la luce quando uno torna a casa”. Mi ha detto che al
suo paese ci sono solo anziani, la sera c’è il coprifuoco, a gente
aspetta di morire e basta.
E poi, dopo aver constatato che il 16 dicembre facevano 17
gradi alle sei di sera, ha cominciato a parlare di clima. Una
specie di monologo, letteralmente ipnotizzante. Ha detto che
17 gradi di inverno è assurdo, che al suo paese – 800 metri –
non fa più freddo da anni ormai. Ha ricordato quando era
bambino, a ottobre cominciava la neve per mesi, e siccome
c’era il ghiaccio la terra restava coperta, “e riposava, e solo
riposando a terra può dare frutti”. Ha parlato di un’agricoltura
impazzita, dove le piante fioriscono dicembre e poi a gennaio il
gelo le distrugge, ha detto che rischiamo che non si produca
più nulla, non ci sia niente da mangiare.
“Qui tra poco sarà l’Africa, ma le persone non si rendono
conto, è una tragedia, i politici non fanno nulla”. Ha parlato
del problema dell’inquinamento che si intreccia con quello del
clima, dei fiumi inquinati, della gente che rovescia qualsiasi
cosa e nessuno controlla: anche a Roma, di notte, è pieno di
persone – ha detto – che rovesciano rifiuti ovunque. Si è
chiesto come si può continuare così, con le temperature che si
alzano, “al mio paese non c’è più e sulle montagne l’erba è
secca”. Si faceva questa domande con un tono disperato, era
disperato, impaurito, sgomento.
Mi ha trasmesso la sua disperazione. La cosa che mi ha
sconvolto è la lucidità con cui descriveva la situazione, con le
parole di uno che ha occhi per vedere, vedere ciò che accade,
rendersi conto che il clima è già stravolto e che il futuro che ci
aspetta è angosciante, ma nessuno fa nulla. Ed era una
persona probabilmente con licenza elementare. Un uomo
semplice. Che però si ricorda il gelo della sua infanzia, lo
confronta con i diciassette gradi di inverno, con la natura
morente, con le piante che non danno frutto e fa due più due.
Non ci vuole molto. Vedi se vuoi vedere.
C’è gente con laurea e dottorato, ci sono giornalisti, se si
possono chiamare tali, che pure o continuano a negare o
essere del tutto indifferenti. La maggior parte delle persone
continua a negare, forse per paura, forse per impotenza, ma
purtroppo questo non porta né i nostri politici ad agire né la
situazione a migliorare. Continuo a pensare che questa
faccenda del cambiamento climatico sia una questione
profondamente psicologica, oltre che fisica e climatologica. La
distruzione progressiva dell’ambiente ha suscita le nostre
angosce già profonde, ci terrorizza. Ragion per cui, per
sopravvivere, cerchiamo di non pensare. Ragion per cui la
situazione non migliora.
Confrontarsi con la possibilità di non sopravvivere è qualcosa
di terribile, anche se ad ogni modo prima o poi dovremo
comunque farlo. E tuttavia è necessario farlo proprio per
aumentare le nostra chance di sopravvivenza. I dati sotto i
nostri occhi, le immagini sotto i nostri occhi, le sensazioni
sotto i nostri occhi sono troppo evidenti perché continuiamo a
negare. Ce l’ha fatta un tassista senza cultura, ma con acume e
intelligenza. Ce la dobbiamo fare anche tutti noi. Ce la deve
fare chi governa, perché altrimenti, come ha detto questo
uomo semplice, “meritano di essere chiamati criminali”.
(dicembre 2019, ilfattoquotidiano.it)