Al parcheggio dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo ci vuole un morto per poter parcheggiare gratis. Solo il defunto, infatti, dà diritto a due tessere parcheggio, ma unicamente negli orari della morgue, non sia mai che vogliate approfittarne per andare, magari, a fare un saluto a un parente in coma. In quel caso nessuna pietà, la tariffa è di 1.30 ore per le prime sei ore, poi via via a scalare. E attenzione a non perdere il tagliandino, in quel caso dovrete sborsare 20 euro, molto più di quanto paghereste per una giornata intera (si racconta persino di gente intrappolata nel parcheggio perché priva dei soldi per uscire). D’altronde sostare vicino ai nosocomi d’Italia costa molto caro quasi ovunque, a Milano come a Roma, a Bologna come a Genova, Napoli e Palermo. Col paradosso che, ormai, conviene lasciare la macchina sulle strisce blu fuori dall’ospedale – circa 4 euro al giorno, bazzecole – oppure sulla sterrata controllata a vista dal parcheggiatore abusivo (3 euro al giorno, e la macchina è sicura), piuttosto che metterla nei costosi parcheggi interni, ma appaltati ad esterni, dove tra l’altro non c’è nessun controllo del veicolo e furti e danni sono affare vostro. Sborsare 10, 20 o più euro al giorno quando si va, ad esempio, a fare una dialisi – dove difficilmente arriverete in sella ad una bici – o assistere un figlio con una patologia cronica, è un vero e proprio super ticket aggiuntivo (oltretutto regressivo perché non tiene conto del reddito). Messo però nel totale silenzio generale. Gli ospedali lo sanno, tanto che quando chiami gli URP per avere informazioni rispondono di non avere idea dei costi dei propri parcheggi (!), e ti rimpallano tra la direzione sanitaria e l’amministrazione. Quando invece ti rispondono con i dati, è tutto un sottolineare – ad esempio il Policlinico Gemelli di Roma, 3 euro scandalose euro all’ora, ma anche l’ospedale pediatrico più famoso d’Italia, il Bambin Gesù di Roma, 2,20 l’ora, 36,10 euro per 24 ore – che la gestione del parcheggio è esterna, che i disabili non pagano, che sono allo studio misure per particolari patologie, etc etc. A volte, quando consiglieri illuminati avanzano mozioni per cambiare le cose, si arriva ad accordi tra i parcheggi e i comuni o Regioni, ma i risultati sono miseri, al massimo la prima ora gratis, come ad esempio in Toscana. Insomma la realtà resta la stessa: quella di un paese dove i centri commerciali, dove si va per scelta, hanno multipiani gratuiti e gli ospedali, dove si va per necessità, fanno pagare quanto e come vogliono, perché non ci sono tetti e il Ministero della Salute se ne lava le mani. Così è tutto un fiorire di norme bizzarre, come appunto la tassa sul tagliandino smarrito, che al Sant’Andrea di Roma costa 10 euro (“Per punizione”, spiega un addetto dell’URP. Che precisa: “Comunque costamo meno der Gemelli”). O i 5 minuti gratis del Sant’Andrea della Spezia o San Bartolomeo di Sarzana, giusto il tempo di lanciare il parente fuori dalla macchina. D’altronde i parcheggi fruttano soldi veri, come quei 6 milioni l’anno per il civico di Palermo a copertura completa. Qualcuno si affanna a spiegare che i soldi dei parcheggi vengono reinvestiti nella sanità, magari per comprare quella tac speciale dal costo inarrivabile. Ma è come sostenere che è giusto tassare chi entra in Comune a fare una pratica per avere i soldi per rifare le buche. Semplicemente, non si dovrebbe fare. E infatti c’è chi non lo fa, come l’ospedale di Arezzo o quello di Sassuolo. “La struttura dispone di un ampio parcheggio gratuito, con oltre 700 posti all’aperto ed al coperto”, recita il sito. E le parole, sì, sono quelle giuste. Pubblicato sul Fatto quotidiano. 30 Ottobre, 2017
Foto di Josh Sorenson