Nella vita può accadere di tutto, ad esempio, com’è successo a me, trovarsi ad elogiare un disegno di legge depositato dalla deputata di Fi Micaela Vittoria Brambilla, con la quale non ho mai condiviso nulla e della quale ho sempre trovato irritante il contrasto tra i suoi incarichi istituzionali su temi importanti come turismo e infanzia – è stata persino Presidente della Commissione parlamentare dell’infanzia e l’adolescenza nell’indifferenza generale – verso i quali ha sempre mostrato scarso interesse e la sua passione per gli animali, con tanto di collaborazioni riviste equine (è giornalista) e fondazione di vari movimenti politico-animalisti.
Le va riconosciuto, tuttavia, che sul fronte protezione animali è una delle politiche più attive nel nostro paese, nel generale e incomprensibile silenzio degli altri, con proposte senz’altro condivisibili, viste le condizioni terrificanti in cui versano soprattutto gli animali da reddito, ossia tutti quelli destinati alla macellazione e poi al nostro uso e consumo. La proposta appena depositata alla Camera, dal titolo “Norme per garantire l’opzione per la dieta vegetariana e la dieta vegana nelle mense e nei luoghi di ristoro pubblici e privati”, riguarda appunto le mense scolastiche e prevede multe salatissime per quelle mense che non prevedano menù vegetariani e vegani. Misura giusta, non c’è dubbio, anzi benvenuta. Come è giusto che ci sia possibilità di scelta anche in luoghi come ospedali e caserme, dove alla tristezza della privazione di libertà e della malattia si aggiunge anche quella di pasti imposti nella composizione, anch’essi una forma di negazione del pluralismo e quindi del rispetto delle persone.
Piccolo passo indietro: il tema mense scolastiche è da sempre al centro di conflitti aspri tra i genitori e le scuole. Normalmente, il problema è la cattiva qualità della mensa, spesso il suo costo molto elevato. E poi c’è, appunto, la questione di come l’educazione familiare si rispecchi nell’alimentazione. Fino ad ora, normalmente la “diversità” era dovuta a un fatto religioso che come tale lo Stato aveva l’obbligo di rispettare, con tanto di menu adatti per bambini di fede ebraica o musulmana. Poi è subentrata l’epoca delle intolleranze, dal lattosio ad altri prodotti. Anche qui le mense si sono dovute adeguare, perché si trattava di un indiscutibile fatto di salute. Ma sulle diete vegetariane o, specialmente, vegane? Non essendoci norme chiare, né multe, fino ad oggi le scuole si sono comportate secondo criteri variopinti. Chi ha fornito il menù vegetariano e basta, chi si è spinto a quello vegano ma, come mi ha detto una mamma, “scimmiottando un po’ quello onnivoro, hamburger di soia quando c’era l’hamburger, affettato vegano quando gli altri avevano il prosciutto”, cioè senza una vera consulenza alimentare di un nutrizionista esperto in diete vegane. Una norma chiara, con la conseguenze introduzione di pesanti multe,spingerebbe sicuramente le scuole a fare più attenzione, ad informarsi, e fornire menu alternativi adeguati, il che mi sembra, ripeto, una cosa assolutamente positiva.
Ovviamente molti saranno d’accordo. Perché, specie il veganesimo, viene considerato un’opzione ideologica radicale e oltranzista. Perché in tantissimi sono ancora convinti, ma perché non informati, che una dieta vegana non vada bene per i bambini. Insomma, come sono certa accadrà nei commenti di questo articolo, molti accuseranno chi chiede menù vegani a scuola di far spendere la scuola pubblica per i loro caprini privati, di rendere i bambini diseguali, di chiedere una dieta che nasce da motivi religiosi né da motivi di salute gravi come le intolleranze. Sui primi due punti, credo si possa rispondere che la scuola, come prevede menù diversi per chi professa una certa fede, dovrebbe farlo anche per chi ha scelto di non mangiare animali, una decisione rispettabile e, perché no, con una sua sacralità. Il rischio di rendere i bambini diseguali esiste, ma se si tratta di una scelta educativa familiare ha senso che prevalga su quella scolastica, se ovviamente il bambino non manifesta disagio, cosa che un genitore è certamente in grado di valutare. Infine, sarebbe ora di considerare la dieta vegetariana ma anche vegana come un dieta fondamentale per la salute, perché è dimostrato il suo ruolo fondamentale nella prevenzione di alcune patologie anche gravi, oltre alla sua capacità di ridurre ed eliminare l’obesità infantile, sempre più diffusa e allarmante.
Insomma, io credo che scuola che abbia un buon menù vegetariano e vegano sia una scuola che dimostra anche di avere un buon livello culturale, al contrario di chi invece si ostina a non vedere che il mondo, là fuori, sta cambiando. Ed ecco perché un istituto che abbia un’opzione di questo tipo dovrebbe essere scelto con maggiore fiducia persino da chi vegano o vegetariano non è, perché dimostra una generale attenzione ad un’alimentazione di qualità. Esattamente come accade nelle famiglie in cui c’è un vegano: il livello si alza per tutti, anche per chi decide di restare onnivoro. Provare per credere.
Agosto 2018 Il fattoquotidiano
Foto di Engin Akyurt