“Un anno fa passai per caso di fronte alla libreria dove andavo spesso, e vidi che era chiusa. A quel punto, d’istinto, ho pensato che sarei stata io a riaprirla”. Serena ha 36 anni e abita vicino Lecco. Mentre parla si accarezza la pancia – è al settimo mese di gravidanza e aspetta una bambina – e ogni tanto si interrompe per servire dei clienti. “E pensare che io un lavoro ce l’avevo, a tempo indeterminato e pure nel settore per il quale mi ero formata”. Dopo una laurea in letteratura latina medioevale e un master in editoria, infatti, Serena ha lavorato per due importanti case editrici. “Ma alla fine cambiare è come pensare, è fisiologico, e per questo ho deciso di reinventarmi attraverso l’avvio di un progetto imprenditoriale tutto mio. La libreria si chiama Libreria Volante (www.liberiavolante.it), e ci siamo inventati anche l’Italian book challenge, il campionato dei lettori indipendenti italiani, cui hanno aderito numerose librerie italiane”.
Dalla storia dell’arte alla medicina cinese
La passione per la medicina cinese Diletta, 39 anni e una bimba di sei, ha iniziato a coltivarla in un periodo difficile della sua vita, quando si sentiva scarica e in crisi. L’incontro che le ha fatto venire voglia di cambiare mestiere è quello con un maestro di Qui Gong che un giorno con poche digitopressioni le sblocca un pollice che non riusciva più ad usare e per il quale aveva girato medici di tutti i tipi. Così inizia un percorso triennale, con seminari tutti i weekend nonostante una bimba piccola a casa, per diventare anche lei esperta di massaggio Tuinà. Apre il suo studio e inizia una vita professionale diversa dalla precedente: quando, da laureata in storia dell’arte e con un master in Economia e valorizzazione delle istituzioni culturali, lavorava sia come organizzatrice di mostre ed esperta di didattica museale, sia come guida turistica, mentre nel frattempo continuava a fare ricerca e a pubblicare. “Il lavoro di oggi mi piace moltissimo perché sono a contatto con le persone. Io lavoro sul corpo ma sono convinta che ci si ammali perché ci sono a monte blocchi emotivi e sentimentali. Io curo l’energia malata, la sblocco e quando vedo i pazienti che stanno meglio sono veramente soddisfatta”.
Per Valeria invece, 49 anni e due bimbe di cinque e di otto anni, la seconda vita professionale è sotto il segno di continuità con la prima, ma ciò che le ha cambiato la vita è la decisione di insegnare il suo mestiere a bambine e adulti. Artista circense e performer, Valeria si è formata all’estero per poi tornare in Italia e iniziare un progetto di scuola circense itinerante, nei vari festival dove era chiamata per i suoi spettacoli. Poi la decisione di fondare a Roma una vero e propria scuola di circo stabile (www.circusbosh.com) dove fa corsi specifici per ogni età, partendo dal micro e mini circo – per bambini di due anni e mezzo fino ai corsi per adulti. Nel frattempo ha preso un master in teatroterapia e clownterapia, e sta terminando un corso di formazione per conduttori di classi di esercizi bioenergetici. “Il circo”, spiega, “ci insegna che siano tutti piccoli artisti e consente di sviluppare le capacità espressive del corpo, per aiutarlo a stare a pieno nella realtà: una cosa importantissima, specie per i bambini”.
Dal cinema alla sala parto
Federica, invece, 49 anni e tre figli, una laurea in giurisprudenza e un master in formazione, è stata a lungo una formatrice aziendale. Un giorno però – era nato il suo secondo figlio – si ritrova sola in un albergo lontano da casa, e decide che quella vita non fa per lei. Così prima apre, insieme ad un’ostetrica, un’associazione che si occupa di parto naturale, poi comincia a spostarsi sulla cura personalizzata delle madri, facendo una formazione di un anno per diventare doula, una figura molto diffusa all’estero ma non ancora in Italia. “Il mio lavoro”, racconta, “richiede una capacità particolare di attenzione al bisogno dell’altro: devo riuscire a capire ciò che davvero mi sta chiedendo una madre per aiutarla al meglio come desidera. Purtroppo spesso vengo chiamata sull’emergenza, cioè quando si torna a casa con il bambino dall’ospedale, mentre sarebbe un percorso di accompagnamento che inizi prima sarebbe fortemente consigliato. L’altro mio desiderio sarebbe quello di poter aiutare le donne normali, non solo quelle socialmente più svantaggiate, perché tutte abbiamo bisogno di un accudimento”.
Ha fatto dell’accudimento un mestiere anche Francesca, 36 anni e due bimbi di 6 anni e 9 mesi. Anche nel suo caso c’è una prima e una seconda vita professionale: laureata in teatro, dopo una serie di lavori nell’ambito del teatro e del cinema era diventata coordinatrice dei programmi di intrattenimento di un’importante casa di produzione. A cambiare la sua vita è la nascita della figlia Emma, con un parto cesareo non voluto e un post partum fatto di solitudine ed abbandono. Un giorno, grazie ad un servizio per un programma tv dedicato ai parti in casa, scopre il lavoro dell’ostetrica, e decide che quella sarebbe stata la sua strada. Comincia un percorso di studi faticoso, ma appassionante, nel corso del quale nasce anche il suo secondo figlio (“Sono andata a partorire a Vipiteno pur di fa un parto naturale: nella vasca da bagno, è stato bellissimo). “Io spero di rappresentare un’operatrice sanitaria diversa da quella che spesso si incontra negli ospedali. Per questo per ora non ho scelto di fare la libera professionista, perché spesso chi chiama un’ostetrica privata è già a un buon livello di consapevolezza, mentre io vorrei aiutare tutte, anche le più inconsapevoli e magari più vulnerabili”.
D.Repubblica.it 13 ottobre 2016
Foto di Elle Hughes