“Ho paura che la terra muore”. Francesco, sette anni, di origine indiane, parla con la voce bassa e gli occhi a terra. È venuto con la mamma Jenny, e ora affolla anche lui in piazza di Roma ai piedi dei Fori imperiali, inondata di sole e di gente. Tanta, tantissima, molto più delle 5mila persone annunciate alla questura per la manifestazione Strike for Future in difesa dell’ambiente. Ci sono gruppi di adolescenti, classi scolastiche che arrivano cantando, uno sciame di ragazzi in bicicletta e poi, soprattutto, famiglie.
La piazza delle famiglie
Quasi sempre un genitore, che due non possono assentarsi dal lavoro, con uno o due bambini. Talvolta anche i nonni, convinti anche loro dalla battaglia, contenti di manifestare. “Sono eccitatissimo di stare qui”, dice Tommaso, 11 anni, arrivato con mamma e nonni, “d’altronde il clima è cambiato, ogni giorno si scioglie un Colosseo di ghiaccio”. Lo corregge Giulio, più piccolo: “Il clima è quasi cambiato e la parola magica è proprio ‘quasi’ perché siamo ancora in tempo”. La madre, Flavia, spiega: “Abbiamo preferito fargli saltare scuola per fargli respirare questa bella aria, è il caso di dirlo”. Più avanti c’è Matthias, ciuffo castano, nove anni e mezzo. Racconta di quando aveva cinque anni e piangeva perché era convinto che sarebbe dovuto emigrare su Marte. “Ora sono un po’ più tranquillo, a scuola ci hanno fatto leggere un libro in cui si racconta di una macchina che riduce l’inquinamento: ecco, quando sarò grande mi laureerò in ingegneria e la inventerà io”. Le immagini che questi bambini hanno del riscaldamento sono concrete, cartacce per terra, smog, troppe macchine che inquinano. “Mi piacerebbe avere una macchina elettrica”, racconta Sofia, dieci anni, che è qui col padre. Il quale commenta: “Penso che sia giusto che prenda consapevolezza di essere parte di un insieme più grande, è piccola ma ancora per poco. Due minuti fa giocava con lo slime e adesso siamo qui. È bello così”.
I timori dei bambini
Virginia, grande sorriso e occhi chiari, ha dieci anni, vuole fare la biologa marina ed è venuta con il fratello piccolo e la madre, che gli ha fatto preparare dei cartelli e anche dei buffi copricapi di cartoncino a forma di alberi. “Si sono un po’ ammosciati, forse il caldo”, scherza la madre, insegnante di scuola primaria, venuta però in veste di mamme di tre bambini. Il marito fa impianti fotovoltaici e i bambini sono fieri di lui. “I miei figli, e i loro amici, sono spaventati molto più di quello che non sembra”, dice seria. Anche Filippo è venuto con tutta la famiglia, trascinata dal nonno, un noto chimico. “Sono preoccupato perché si stanno sciogliendo i poli, dobbiamo diminuire la C02”, dice coperto da un piumino azzurro che lo fa sudare. Pure Alessandro, 7 anni, è preoccupato che si “secchi la Terra” e dice serio di essere in piazza “per il futuro dei suoi figli”. Molti, come Irene, 11 anni, hanno paura per gli animali, Flavia, 7 anni, rivela che gli adulti le hanno detto che se continua così sparirà tutto il cioccolato dalla terra. Caterina, 9, invece è arrabbiata, e protesta: “Non capisco perché loro fanno i problemi e poi noi li dobbiamo pagare”. È qui con il papà Massimo, che lavora in un bar e ha altri due figli, uno di appena due mesi. Più spavaldo Niccolò, 11, che rivela di non essere spaventato del cambiamento ma di essere felice “che stiamo cercando di cambiarlo. La cosa bella”, conclude, “è che questa manifestazione non è stata un’iniziativa dei grandi ma noi abbiamo trascinato tutti”.
Se il cartello diventa creativo
Fedeli alla raccomandazione di Greta Thumberg, tutti, grandi, piccoli, sono scesi in piazza con uno slogan sul clima. C’è chi lo scritto su un foglio, chi su un cartoncino, chi su un manifesto portato da più e più persone. Pochi, per la verità, gli slogan già visti, da “Non c’è un pianeta B” a “Ci siamo rotti i polmoni”-. Svettano, invece, sullo sfondo del Colosseo e di Palazzo Venezia, cartelli pieni di ironia: “Più erba e meno smog”, recita uno, in mano a dei ragazzi. “SEX. E ora che ho la tua attenzione, parliamo di clima”, ha scritto una ragazza che ride coprendosi il volto. E ancora: “Odio gli indifferenti, amo la differenziata”, “Le persone che pensano che il cambiamento non sia reale vivono troppo poco fuori dall’ufficio”, “Più azioni e meno pensieri”. “Non ci potremo mangiare il denaro”, “Meno Ego più Eco”, “Se non ora quando se non ora chi”. Un ciclista si è appesa un cartello con scritto: “È anche colpa mia ma sto rimediando”, mentre qualcuno ricorda che “Il cambiamento climatico comincia nel tuo piatto”. Alcuni ragazzi girano con slogan romani volgari ma divertenti e due ragazze, pure, sventolano un cartellone dove non la mandano a dire: “Vogliamo meno str. e più alberi”. Infine un’anziana signora, amante dei gatti, con una maschera da micio sul volto, mostra il suo cartello con dei gatti e su scritto: “Il pianeta è anche loro. Strike for future”. Ha ragione pure lei.
Marzo 2019 Il Fattoquotidiano.it
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