Italia indietro – almeno su alcuni temi chiave come povertà, ambiente, energia – nella transizione verso un modello sostenibile sul piano economico, sociale e ambientale. E con forti disuguaglianze, anche territoriali. L’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile, un programma di azione sottoscritto nel 2015 dai governi dei 193 paesi Onu, con diciassette obiettivi per lo Sviluppo sostenibile (i cosiddetti SDGs), resta dunque ancora lontana, anche se ci sono segnali incoraggianti, che vanno però sostenuti e implementati. È questa l’estrema sintesi del nuovo Rapporto 2019 dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS, la più grande rete di organizzazioni della società civile in Italia), “L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile“, presentato a Roma alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, del presidente della Camera Roberto Fico, del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e del commissario Ue agli Affari Economici Paolo Gentiloni. Nel ritardo, però, ritardo l’Italia non è sola, visto che, nonostante i progressi compiuti dai singoli governi, la maggior parte dei paesi è lontana nel raggiungimento degli scopi previsti, come gli stessi paesi hanno ammesso durante l’Assemblea Generale dell’Onu, dedicata proprio all’Agenda 2030, del settembre scorso. “Il mondo non si trova su un sentiero di sviluppo sostenibile. Il degrado ambientale prosegue e il riscaldamento globale sta accelerando. Le preoccupazioni per una nuova crisi economica si moltiplicano, crescono le tensioni commerciali, si diffondono risposte nazionalistiche e protezioniste ai problemi nazionali e globali, le disuguaglianze restano altissime”, si legge nell’introduzione del Rapporto, redatto grazie al contributo dei 600 esperti e delle 220 organizzazioni aderenti all’ASviS.
Italia avanti su istruzione, salute, riciclo – In realtà, a vederlo più in dettaglio e rispetto al nostro paese, il quadro presenta anche alcuni aspetti positivi. Tra il 2016 e il 2017, in Italia si sono registrati miglioramenti in nove aree: salute, uguaglianza di genere, condizione economica e occupazionale, innovazione, disuguaglianze, condizioni delle città, modelli sostenibili di produzione e consumo, qualità della governance e pace, giustizia e istituzioni, cooperazione internazionale. Per fare alcuni esempi, si riduce la probabilità di morte sotto i 5 anni e aumentano adolescenti che fanno sport (nonostante aumenti anche il tasso di lesività grave per incidente stradale). Aumentano diplomati e laureati, anche se peggiora l’abbandono scolastico. Aumentano le donne negli organi decisionali, diminuisce l’intensità di emissione di CO2 dell’industria manifatturiera, ci sono progressi importanti per l’indice di circolarità della materia e la percentuale di riciclo dei rifiuti, vicina al target europeo del 50% per il 2020. Migliora l’occupazione e la sostenibilità delle città, in particolare rispetto all’inquinamento. Infine, calano gli omicidi.
Povertà, consumo del suolo, mare e acqua: i problemi da risolvere – E tuttavia, mentre resta stabile la situazione dell’educazione e della lotta al cambiamento climatico, ci sono sei aree cruciali che registrano un peggioramento: povertà, alimentazione e agricoltura sostenibili, acqua e strutture igienico-sanitarie, sistema energetico, condizione dei mari ed ecosistemi terrestri. Per fare alcuni esempi, dopo il boom del biologico, aumenta l’uso di fertilizzanti in agricoltura; si riduce la produzione di energia da fonti rinnovabili. Male anche le emissioni di gas serra, in ripresa dal 2014 e causate per il 75% dal settore produttivo, mentre aumenta l’indice di diseguaglianza del reddito disponibile e quello relativo al rischio povertà, in particolare dei giovani. Peggiora la situazione del mare a causa dell’aumento dell’attività della pesce e del sovra sfruttamento degli stock ittici e peggiora gravemente anche il degrado del suolo, così come l’erogazione dell’acqua, sempre più irregolare, e l’efficienza delle reti di distribuzione.
ASviS: “Bene i nuovi obiettivi di governo e Commissione, ora misure concrete” – Rispetto all’anno scorso, quando il Rapporto era ancora più pessimistico, sia il presidente dell’ASvis Pierluigi Stefanini che il portavoce Enrico Giovannini salutano con favore le politiche annunciate del nuove governo – ad esempio il taglio ai sussidi dannosi all’ambiente e l’inserimento in Costituzionedel principio dello sviluppo sostenibile – e, anche, della nuova Commissione Europea, che intende mettere l’Agenda 2030 al centro della propria azione. Bene la prospettiva, dunque, ma servono misure concrete, che ASviS propone con chiarezza. Sul piano nazionale, si raccomanda che il presidente del Consiglio invii ai ministri un atto di indirizzo che indichi la loro responsabilità per conseguire gli SDGs; che si rafforzi il ruolo della cabina di regia “Benessere Italia” costituita a Palazzo Chigi; che si sostenga l’introduzione di una valutazione ex-ante della legislazione alla luce degli SDGs. Inoltre, ASviS chiede che il Governo dichiari lo “Stato di emergenza climatica”, trasformi il CIPE in Comitato Interministeriale per lo Sviluppo Sostenibile, aggiorni la Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile e presenti un rapporto sul suo stato di attuazione; individui politiche per conseguire i 21 Target in scadenza nel 2020; prepari una legge annuale sullo sviluppo sostenibile, che intervenga sulla normativa con un’ottica ‘sistemica’; realizzi un vasto piano di informazione e comunicazione sul tema dello sviluppo sostenibile diretto all’intera popolazione.
Via le misure per il clima dal Patto di Stabilità – Sul piano dei singoli obiettivi, ASviS avanza una serie proposte ancora più specifiche. Corpose quelle che riguardano clima e ambiente: il nostro paese dovrebbe votare a favore del nuovo programma di finanziamenti della BEI, che esclude dal 2020 ogni nuovo finanziamento a progetti per combustibili fossili. Fondamentale anche che le spese per la riduzione alle emissioni, l’adattamento al cambiamento climatico e la messa in sicurezza del territorio contro il rischio idrogeologico siano esclusi dai vincoli del Patto di Stabilità e Crescita. Occorre poi l’eliminazione dei sussidi danno per l’ambiente, l’introduzione di forme di “carbon tax”, una sostanziale revisione del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) che porti al taglio di gas serra al 55% al 2030, con azzeramento delle emissioni al 2050, il rafforzamento di azioni per la decarbonizzazione del settore dei trasporti. Sempre sul tema della sostenibilità ambientale, bisognerebbe – sempre secondo ASviS – incoraggiare le aziende a misurare e comunicare l’impatto socio-ambientale dei propri prodotti, ridurre gli sprechi nella filiera alimentare, rivisitare il funzionamento del sistema di ristorazione collettiva per migliorare le diete di larga parte della popolazione. Il sistema fiscale deve essere ridisegnato per ridurre le pressioni sul Capitale Naturale (CN) e sui Servizi Ecosistemici (SE) delle attività economiche. Urgente anche l’approvazione del DDL “Salvamare” per il recupero dei rifiuti in mare, l’introduzione di un limite per le vendite ad auto a combustione interna, il potenziamento del trasporto ferroviario. Nel settore agroalimentare, ASviS auspica un cambio di paradigma sostenuto da incentivi, ma soprattutto una leggenazionale per azzerare il consumo del suolo e il degrado del territorio. Ultimo, ma non per importanza, l’invito ad approvare una legge che recepisca l’esito del referendum del 2011 per l’acqua pubblica come bene comune.
Sul Fattoquotidiano.it Venerdì, 4 Ottobre, 2019