I maschi delle formiche? Sono serbatoi volanti di spermatozoi che, una volta fecondata la regina, muoiono e diventano ottimo cibo per le formiche femmine. La regina? È il passato, il presente e il futuro del suo popolo e quando muore la sua nazione si estingue subito. In mezzo, ci sono le formiche operaie, il vero potere su cui si fonda questo particolarissimo matriarcato animale, raccontato in un libro avvincente quanto un thriller, Minimi giganti. La vita segreta delle formiche, scritto dai due mirmecologi Susanne Foitzik e Olaf Fritsche (Aboca editore, pagg. 254, € 22).
Non c’è dubbio: la regina del formicaio può ben dire: “l’Etat c’es mois”. Infatti, tocca a lei dare alla luce tutte le formiche operaie del formicaio, e anche i maschi e le giovani regine. Non solo. È lei che deve fondare la colonia, da sola, o installandosi come subaffittuaria in un’altra comunità, oppure addirittura sopraffacendo con un colpo di mano un’altra colonia. Certo, la sua vita è un po’ claustrofobica: infatti, mette generalmente il naso fuori di casa una volta sola, per fare sesso con i maschi un’unica volta, formare una sorta di “spermateca” con centinaia di milioni di cellule spermatiche, per poi riprodursi
costantemente, fecondando le sue stesse uova – che danno luogo sempre a femmine, mentre la larva si evolve in maschio – per dieci, venti o trent’anni successivi. Insomma, mangiare e deporre uova: la regina non fa altro, tanto che “la sua esistenza è dominata dalla noia”.
Il vero potere, raccontano i due mirmecologi, ce l’hanno invece le numerose figlie, le operaie, che sono generalmente tutte sorelle. Rinunciano ad ogni ambizione riproduttiva a favore della regina, restando di fatto sterili, e si pongono al servizio della comunità. Praticamente fanno tutto: nutrono la regina e la assistono quando depone le uova, che vengono tenute sotto controllo, pulite e areate. Si prendono cura delle larve. Si occupano dell’igiene del formicaio, eliminando batteri e funghi, creando camere e scavando gallerie. Fuori da casa fanno avanti e indietro trascinando insetti morti e briciole. Una volta diventate “anziane” vengono invece destinate al combattimento esterno. Ma nonostante il loro noto spirito di sacrificio – che rende una comunità di formiche davvero imbattibile – sono le operaie, e non la regina, a prendere e attuare decisioni grandi o piccole, “in modo decentralizzato, democratico e un filo anarchico, ma quasi sempre con grande efficienza”. Inoltre, andando fuori e dentro il nido, acquisiscono competenze e esperienze, mentre la regina “a furia di stare sola nella sua stanza si instupidisce”.
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