Mentre mi apprestavo a scrivere questo post sono incappata nel racconto della disavventura della collega Selvaggia Lucarelli a Noto, in Sicilia. Una vacanza letteralmente infernale, secondo la giornalista, a causa del caldo torrido ma anche delle continue interruzioni di energia e acqua, nonché della mancata raccolta differenziata, con tanto di immondizia sparsa davanti casa.
La vicenda della Lucarelli non è isolata purtroppo. Interruzioni di energia e acqua colpiscono molti abitanti del sud, in questi giorni: anche i cittadini di alcune zone di Reggio Calabria, che non hanno acqua da due settimane. Sono problemi principalmente dovuti a una pessima gestione delle società che dovrebbero fornire questi beni essenziali, soprattutto d’estate, in maniera continuativa e sicura. Certo, la siccità non aiuta ma non è questa senz’altro la ragione per cui, come documentano anche sui social, molti cittadini calabresi sono costretti a prendere l’acqua alle fontanelle. Scene da mondo davvero non “sviluppato” che non ci si aspetta di vedere.
Ma il problema non è solo l’inefficienza che deriva anche da corruzione e malagestione. Il problema che rischia di mettere in ginocchio il sud – il Mediterraneo in generale, il sud Italia in particolare – è la crisi climatica, con le sue pesantissime conseguenze.
In primo luogo, le ondate di calore. Quest’estate abbiamo avuto una lunghissima ondata di calore elevato per due mesi, qualcosa di veramente impensabile fino a qualche anno fa. Insieme alle temperature altissime, sono arrivati i roghi: in Sicilia, in Sardegna e poi in Calabria. Roghi nei quali i piromani contano assai meno delle temperature, unite a siccità e, ovviamente, a scarsa prevenzione e poca o nessuna cura del territorio.
Ora mettetevi nei panni di chi deve passare una vacanza al sud, magari l’anno prossimo. Il rischio di dover sopportare un caldo afoso è altissimo. Se poi ci sono interruzioni di energia e i condizionatori non funzionano, ciò che ha raccontato Selvaggia Lucarelli – ovvero la necessità di rifugiarsi in macchina per respirare e caricare un cellulare – è molto verosimile. In più, specie se uno sta un’isola, dove la fuga è più difficile, o in campeggio all’interno di boschi, esiste sempre più concreto il rischio di pericolosi incendi. Cosa farà quel turista di fronte a tutto questo?
Probabilmente, sceglierà di andare in montagna. E questo prevede chi si occupa di turismo in relazione alla crisi climatica: sempre più persone andranno a nord, con relativo aumento dei costi, e sempre meno al mare e al sud. Certo, ci sarà la possibilità di andare al mare in altri periodi dell’anno, e con lo smart working questo è più verosimile. Ma non compenserà il calo drastico del turismo estivo.
Tutto ciò è parecchio triste perché, come si dice, piove sul bagnato. Proprio come colpiscono più i paesi poveri del mondo, le conseguenze della crisi climatica saranno più drammatiche anche per le regioni italiane meno povere e che sul turismo basavano buona parte del Pil. Purtroppo, la crisi climatica non si può fermare, ma molto senz’altro può essere fatto sulla cura del territorio, la prevenzione degli incendi, lo sviluppo di servizi essenziali per il turismo e un intervento drastico perché vengano garantite continuativamente acqua e luce.
Tutto questo richiede però amministrazioni efficienti e totalmente dedite al bene comune. Anche se occorre ovviamente fare dei distinguo ed evitare generalizzazioni, purtroppo è difficile non concordare sul fatto che la classe politica al sud è stata sempre molto più interessata al garantirsi vitalizi e stipendi che al prendersi cura della sua popolazione. Che, ovviamente, è in parte responsabile di aver votato politici di basso livello e non averli costretti, in qualche modo, a cambiare.
Ora, però è questione di vera sopravvivenza. Fisica, a causa del caldo sempre più insopportabile e degli incendi, ma anche economica. Se il sud perde il turismo, anche in parte, si impoverisce sempre di più e questo va a colpire tra l’altro anche tutto quel turismo innovativo e di qualità, fatto da giovani o persone che hanno deciso di tornare al sud e investire lì. La crisi climatica impone dunque un cambio radicale, anzitutto di classe politica, perché l’attuale non è assolutamente in grado di affrontare problemi che ormai hanno un grado di complessità senza pari. Un esempio: non solo bisogna curare i boschi e ciò che c’è intorno, tutto l’anno, non solo bisognerà intervenire tempestivamente e con efficienza durante le emergenze estive, ma anche informare cittadini e turisti di ciò che si sta facendo, per farli sentire al sicuro.
Dunque, massima empatia per i calabresi che stanno a quaranta gradi senz’acqua. Però, vi prego, votate meglio. È l’unico strumento di difesa che abbiamo. E, ripeto, oggi si tratta di vita e di morte, non solo di una sopportabile diminuzione della qualità di vita.
Il Fatto Quotidiano, agosto 2021