Se passate per via Cristoforo Colombo a Roma, ad un certo punto potrete vedere un grande display con un orologio che va in countdown: è l’orologio dell’Apocalisse, in altre parole quello che ci resta prima del 2030, anno a partire dal quale, secondo gli esperti, sarà molto difficile invertire le tendenze climatiche. Chi ha messo quell’orologio? il ministro Roberto Cingolani, che di Transizione ecologica, però, non ha poi praticamente mai parlato, o quando lo ha fatto l’ha definita “un bagno di sangue”. Un ministro che ha fatto pochissimo sulle rinnovabili e tantissimo sul gas, un ministro che non ha saputo imporre in nessun modo una vera agenda climatica al Parlamento.
Più che il negazionismo, sarà fatale il “dilazionismo”
La figura di Cingolani spiega benissimo perché le elezioni sono andate come sono andate. In poche righe, gli arrabbiati, i delusi, i più poveri hanno espresso il loro voto di protesta, premiando chi al governo non c’è mai andato. Dal canto loro, gli elettori “di sinistra” o comunque progressisti non hanno votato quei partiti, a parte i 5Stelle(che però ad un certo punto si sono infatti sfilati), espressione dell’agenda Draghi. Partiti che, come il Pd, hanno portato avanti in campagna elettorale un programma radicale e di sinistra, e molto avanti sul tema climatico, salvo poi – come nel caso di Letta – non saper rispondere a chi gli chiedeva conto, come i Fridays For Future in un incontro che anche Il Fatto Quotidiano ha seguito, della contraddizione tra un programma ottimamente scritto e anni di governo in cui si clima si è fatto pochissimo. Questa incoerenza è stata bocciata perché, giustamente, il Pd non è sembrato credibile.
Insomma si potrebbe dire che sul clima la destra di Meloni difficilmente potrebbe fare peggio. Purtroppo non è così, perché potrà fare peggio e probabilmente lo farà. Più che sui diritti, tema comunque fondamentale, la destra mi appare pericolosa specialmente per le norme su ambiente e clima (oltre a quelle sui migranti, forse il tema davvero più drammatico). Anche se oggi il problema non è tanto il negazionismo climatico – insostenibile e che va velocemente scomparendo anche nella destra – ma il “dilazionismo”. Che significa, probabilmente, prendere tempo, investire sulle rinnovabili ma senza fretta, nicchiare sulla riduzione delle emissioni, creare un gruppo di ricerca sul nucleare che sicuramente non porterà a nulla ma farà perdere anni e risorse, continuare a investire su rigassificatori e gas, non fare la sacrosanta e urgentissima legge sul consumo di suolo, non abolire i sussidi ambientalmente dannosi, continuare ad eludere l’approvazione della legge sul clima, probabilmente proteggere scarsamente il territorio a favore di speculazione edilizia e “sviluppo” economico.
Insomma, una mezza catastrofe che rischia di diventare piena se appunto ricordiamo che questi cinque anni sono davvero cruciali per invertire le tendenze drammatiche della crisi climatica. Soprattutto una cosa la destra non potrà mai fare: utilizzare la transizione ecologica come motore di cambiamento, proporla appunto come base per un futuro possibile, e sostenibile, benessere. Questo è un treno che abbiamo davvero perso.
Associazioni, cittadini e scienziati: ormai la loro voce è forte
In tutto ciò, possiamo tuttavia almeno sperare in una serie di argini – perché purtroppo solo di argini possiamo parlare – che esistono e che si sono rafforzati negli anni, oltre al fatto che la tutela dell’ambiente, anche a favore delle generazioni future, è entrata nella Costituzione. C’è l’Europa, ovviamente, con i suoi vincoli di riduzione delle emissioni comunque votati anche dal nostro paese e che difficilmente potranno essere messi in discussione. La maggior parte delle leggi che determinano le questioni climatiche e ambientali sono ormai decise fuori dal nostro parlamento e dunque – a meno che l’Europa non si sposti tutta a destra – il singolo governo Meloni non potrà fare più di tanto. Stesso dicasi per un Pnrr comunque sbagliato su molti punti, ma che difficilmente potrà essere stravolto.
Oltre alla Costituzione, oltre all’Europa, ci sono poi i cittadini, le associazioni, gli attivisti per il clima. Che hanno assunto un peso e una credibilità crescente nel nostro paese in questi anni, che hanno ormai capito come comunicare, come lottare e sicuramente si faranno sentire con tutta la loro voce. Come si stanno facendo sentire gli scienziati, che proprio in queste settimane hanno fatto siglare a tutti i partiti un accordo per l’istituzione di un Consiglio Scientifico Clima e Ambiente. Hanno firmato anche il rappresentante di Fratelli d’Italia, così come quello della Lega e di Forza Italia e dunque ora, se sono un minimo coerenti e lungimiranti, dovranno istituirlo e ascoltare le sue indicazioni.
Lo faranno? Non sappiamo, come non sappiamo come agiranno sul clima – se ad esempio, ci sarà un ministro per la Transizione Ecologico oppure no. I pronostici non sono positivi, purtroppo, si tratta di una maggioranza insensibile ai temi climatici e sensibile ai propri interessi spesso in contrasto con l’ambiente.
Ci sono però due ultimi “alleati” che sul fronte climatico possono avere il loro peso, e che sono entrambi sotto il segno della necessità. Da un lato, la crisi energetica e delle materie prime. Le rinnovabili non sono state fatte? Ebbene, oggi sono indispensabiliper non soccombere a bollette enormi e le aziende e i cittadini lo hanno capito, difficile tornare indietro. La crisi delle materie prime anche, sta dando ulteriore spinta all’economia circolare, l’unica realmente sostenibile.
E poi ci sono loro: i disastri causati dalla crisi climatica, le alluvioni devastanti, la siccità, il problema della risorsa idrica, le ondate di calore. tutte queste cose certo non scompariranno con una maggioranza di destra, anzi peggioreranno, e ad esse in qualche modo chi governa dovrà rispondere. Come accade in tutto il mondo, a quanto pare siamo capaci di cambiare solo dopo eventi estremi e lutti. C’è da sperare solo che il nuovo governo sappia leggere almeno le cause delle morti, riconoscendole come frutto di un clima devastato. Noi, senz’altro, continueremo a ricordarglielo in tutti i modi possibili.
ilfattoquotidiano.it 27 settembre