In questo anno passato tragico per il clima, ancor più dei precedenti a causa della siccità e delle temperature altissime – che hanno oppresso per due mesi chi dall’Italia non è riuscito ad andare via, ma anche devastato l’agricoltura e i raccolti, portando grandi ansie sul futuro dei nostri approvvigionamenti – era per me, e forse per tutti coloro che di clima si occupano, di vitale importanza che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella parlasse di crisi climatica. E non solo con una citazione rapida o in maniera vaga.
Per fortuna, Mattarella non ha deluso. In un discorso molto bello, in cui il giusto leitmotiv è stato che la Repubblica “siamo tutti noi, nessuno escluso”, Mattarella ha parlato di clima in più punti.
Inizialmente, quando ha spiegato che, a differenza dei decenni passati oggi tutti noi, e per prima la politica, siamo chiamati ad affrontare sfide che non sono più nazionali, ma globali. Guerra, pandemia, cambiamenti climatici, migrazioni, crisi alimentare ed energetica (che sempre della questione climatica fanno parte). È un punto importante, perché realmente ormai non può esistere agenda politica che non debba affrontare temi estremamente complessi e globali.
Più avanti, verso la fine, Mattarella ha parlato anche della questione, fondamentale, di mettere in salvo il pianeta e delle nuove generazioni che stanno scendendo in piazza, così come della nuova cultura ecologista.
Ma il Presidente su questo fronte non si è mantenuto sul vago. Ha parlato chiaramente di energia e della necessità di affrontare con concretezza la questione della transizione energetica. Ebbene, dopo aver spiegato quanto sia fondamentale l’energia, ha argomentato sulla necessità di portar avanti “il complesso lavoro che occorre per passare dalle fonti tradizionali, inquinanti e dannose per la salute e ambiente, alle energie rinnovabili”.
Sembrano parole ovvie, ma non lo sono per nulla, purtroppo. Perché ancora oggi, nel 2022, le forze che quelle energie rinnovabili le vogliono ostacolare sono ovunque. La stessa informazione spesso confonde i cittadini, quando pubblica articoli celebranti la fusione nucleare che al momento resta solo un esperimento di fisica (avremo bisogno di decenni per la prima centrale, un tempo che non possiamo permetterci) o come quando, penso pochi giorni fa in un inserto del Corriere della Sera, si ospita una intervista di due pagine a Cingolani tutta sul nucleare. Cosa possono pensare, inoltre, i cittadini quando vedono pubblicità di aziende come Eni che non solo non parlano di rinnovabili, deviando il lettore su temi come la, fusione e lo stoccaggio (come ad esempio accade nella serie di articoli pubblicati sotto forma di approfondimenti scientifici sul sito del Corriere), oppure lo fanno in maniera confusiva e a mio avviso sbagliata?
Proprio in una paginata di pubblicità pubblicata sul Messaggero nei giorni scorsi campeggiava la scritta “Sicurezza e cambiamento” e sotto un sottotitolo “A energia disponibile o energia alternativa in Eni preferiamo energia disponibile e alternativa”. Stesso sottotitolo accompagnava un’altra pagina di pubblicità Eni con il titolo “Stabilità e trasformazione”. Perché si tratta di pubblicità che lanciano un messaggio sbagliato?
Anzitutto, le energie rinnovabili si chiamano rinnovabili e non “alternative”, che nulla vuol dire. In secondo luogo, si lascia intendere che le energie non rinnovabili siano quelle “stabili”, “sicure” e soprattutto disponibili mentre è vero il contrario. Sicure e disponibili sono quelle rinnovabili, mentre le altre producono instabilità, perché aggravano la crisi climatica, distruggendo vite e territori, e perché sono disponibili solo a costi altissimi per i cittadini (le file di poveri viste a Milano sono anche frutto di bollette insostenibili). Dunque il cambiamento e la trasformazione non sono affatto rischiosi o comunque non sicure se non si utilizzano anche le fonti fossili, come le pubblicità vorrebbero far intendere. Anzi, cambiamento e trasformazione attraverso le rinnovabili sono l’unica possibilità di salvezza.
E’ per questo che ciò che ha detto Mattarella è importante, perché spazza via questa retorica del “gas sicuro” – che poi è la stessa retorica che ha dato il nome al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica” – e afferma senza mezzi termini che la transizione si fa solo con le rinnovabili. In un periodo cupo e complesso, e con un governo, come il precedente d’altronde, per nulla ostile a chi vende e produce gas, almeno le parole di Mattarella rincuorano.
Ora si spera che i partiti le ascoltino, ma ancor più si spera che gli italiani abbiano capito e che non si lascino influenzare da informazioni sbagliate. Né permettano che la transizione ecologica, quella che si fa unicamente con fonti pulite, che sono sole, vento, idrogeno, venga fermata, rallentata o boicottata.
Pubblicata sul Fattoquotidiano del 2 gennaio 2023