Se mai ci fosse stata una cartina di tornasole a dimostrazione che Schlein è la candidata migliore alla segreteria del Pd è proprio il dibattito su come svolgere le primarie del Pd stesso. Schlein ha proposto di fare le primarie online. Una proposta di metodo, che non cambia nulla ovviamente circa l’esito, ma che rappresenta concretamente la possibilità per tantissimi di prendere parte alle primarie, specialmente i più giovani che ovviamente ormai concepiscono anche la vita democratica come qualcosa che avviene in rete.
L’opposizione di Pina Picierno, che si presenta insieme a Bonaccini, e di tanti altri è del tutto grottesca. Perché mai non si dovrebbero fare online? Perché non facilitare le persone a partecipare? Picierno ha detto, penosamente, che non bisogna copiare i 5Stelle, come se la questione di votare on line o meno non riguardasse un problema interno al Pd. L’unica spiegazione che mi do è: la paura. Il timore che allargando la platea di giovani Schlein sia più votata. Quella paura che caratterizza i peggiori politici italiani di entrambi gli schieramenti. Questo è il primo motivo per cui penso che Elly Schlein possa rappresentare davvero il cambiamento. E poi c’è il tema che più mi sta a cuore, ovvero quello climatico.
Scorriamo il panorama dei leader italiani. Chi ha fatto della crisi climatica un vero cavallo di battaglia inserendolo all’interno della sua agenda in maniera chiara e prioritaria? Se prendiamo la leader più gettonata, Giorgia Meloni, la risposta è sicuramente no. Sul tema clima, Meloni si è espressa poco o nulla prima di diventare premier, poi è andata alla Cop27 e ha rivendicato un ambientalismo conservatore ispirato a Roger Scruton. Niente di più, infatti poi clima e ambiente non sono entrati minimamente nella sua agenda.
Se guardiamo a Matteo Salvini, va ancora peggio, perché il leader della Lega ha spesso espresso espressioni negazioniste. Possiamo sorvolare su Silvio Berlusconi, che ha intuito solo dopo gli 85 anni che il tema fosse centrale e lanciato nella sua campagna elettorale la promessa di piantare alberi. In maniera ovviamente del tutto strumentale.
Dovrebbe andare meglio a sinistra, invece così non è. Il Partito democratico, finora, si è limitato a inserire il tema clima dentro il programma, ma nella sua azione di governo non ha praticamente mai parlato, appoggiando un ministro, Roberto Cingolani, che sul fronte della transizione ecologica ha fatto ben poco o caratterizzandosi, soprattutto, come ministro per l’energia e il gas (e così il Pd).
Giuseppe Conte ha preso il tema clima seriamente inserendolo nella sua campagna elettorale, campagna in cui ha incontrato i principali esponenti dell’attivismo ambientale, dai Fridays For Future ad Extinction Rebellion. Tuttavia, un po’ come tutto il Movimento, ha comunque avuto una ritrosia a mettere il tema climatico davvero al centro della sua comunicazione. Forse per il timore di apparire elitario e non dare abbastanza spazio ai drammatici temi sociali, come la povertà e il lavoro.
Niente di tutto questo, invece, vale per Elly Schlein. Pur essendo stata la vice di Stefano Bonaccini in Emilia Romagna, cosa che le è costata molte critiche, ha sempre espresso una visione cristallina e radicale, al cui centro c’era e c’è la crisi climatica. La candidata alla segreteria ne parla apertamente anche per un altro motivo: sa benissimo di che si tratta e conosce il tema in profondità. È una delle personalità della sinistra a poter discutere seriamente di cause e soluzioni del riscaldamento globale. Non usa il tema strumentalmente, al contrario perché, anche, è l’unica capace di legarlo strettamente ai temi sociali che tutti gli altri leader italiani concepiscono separatamente da quello climatico. Giustizia sociale e contrasto alla crisi climatica, due facce della stessa medaglia.
La crisi climatica è un tema sociale per molteplici motivi: perché colpisce i più poveri accentuando le disuguaglianze. Ma anche perché il contrasto alla crisi climatica, se fatto in maniera democratica e dunque soprattutto attraverso le energie rinnovabili e la diffusione delle comunità energetiche, è al tempo stesso uno strumento per diminuire la povertà e per creare lavoro.
D’altronde, se si pensa alle famiglie e imprese sprofondate in povertà a causa delle bollette e dei miliardi che il governo ha dovuto mettere per calmierarle, ci si rende conto di come aver puntato sul gas invece che sulla transizione ha causato povertà immensa e fatto sì che immense risorse finissero appunto “sprecate”, invece che essere utilizzate per le famiglie e le imprese stesse. Un circolo vizioso tanto tragico quanto evidentissimo, che tuttavia nessuno dei leader attuali è stato capace di mettere in evidenza con chiarezz (e lo stesso vale per il Covid: se le migliaia di miliardi spese per sanità e vaccini fossero state spese per ripristinare ecosistemi e garantire la naturale distanza tra uomo e animale non avremmo avuto il virus. E avremmo un mondo molo più sano senza temere ricadute).
Molti, tra cui Michele Santoro e altri critici della sinistra, sostengono che Elly Schlein non sia la soluzione, perché il problema è il partito. E che il fatto che molti “dinosauri” del Pd comincino a schierarsi con lei, vedi Dario Franceschini, ne è la dimostrazione. Io tuttavia non sono convinta di questa visione, o quanto meno penso che il problema del Pd sia anche quello del suo leader. E il fatto che il Pd sia incapacedi scegliereuna donna fa sì, anche, che l’elezione di una donna a segretaria sia molto, molto importante per il Pd stesso.
Inoltre, dobbiamo ammettere che oggi la politica si fa, nel bene e nel male, soprattutto con volti e corpi. E infatti Giorgia Meloni è stata votata da tantissime persone che nulla sapevano del suo partito o della sua classe dirigente affidandosi, purtroppo, solo alla sua figura. In una politica fatta così, leaderista e mediatica, è importante anche che il leader abbia un volto credibile. E il fatto che Elly Schlein sia donna e giovane la rende speculare a Giorgia Meloni, anche se opposta nelle idee.
Ripeto, in elezioni che ormai sono sempre più fatte dai corpi questo è un fatto importante, come è importante ovviamente che le idee di Elly Schlein siano profondamente giuste. Sui diritti civili, sul lavoro, sul welfare, su ambiente e crisi climatica ha una visione chiara e niente affatto blandamente riformista.
Ecco perché l’elezione di questa giovane donna radicale non è affatto scontata in un partito profondamente maschilista e incapace di cambiare. Ed ecco perché penso che, al di là di tutto, la sua elezione a segretaria sia fondamentale e rappresenti il cambiamento. Per il Pd e anche per l’intera democrazia italiana.
Pubblicato sul Fattoquotidiano del 7 gennaio 2023