Settembre e ottobre come estate. Novembre come primavera. Da quando siamo rientrati dalle vacanze estive, il freddo è arrivato solo da qualche giorno.
Per troppo tempo, il clima è stato afoso, l’umidità alta, la qualità dell’aria molto bassa. Un clima che certe volte mi viene da definire “sintetico”, “acrilico” un po’ come i tessuti che ormai mettiamo addosso al posto del vecchio cotone o lino.
Quegli scostamenti di 7 °C rispetto alla media
Le anomalie termiche durante l’inverno ci sono sempre state negli anni passati, ma sono meno avvertite, normalmente, di quelle estive. Il fatto è banale, fa un po’ meno freddo ma non si prova quel caldo estremo ormai caratterizza i mesi estivi. Il dato allarmante di questo autunno è che invece, letteralmente, fa caldo. Gli scostamenti rispetto alla media stanno tra i 5 e i 7 °C rispetto alle medie del periodo, con alcune zone che hanno anomalie ancora più marcate, come l’Appennino.
I riscaldamenti restano spenti, accenderli appare surreale se non criminale. I commercianti non vendono nulla, chiedono lo spostamento dei saldi e hanno ragione: come vendere un cappotto se fuori fanno 23 °C? Le zanzare continuano a perseguitarci, moltissimi parassiti e insetti non spariranno mai perché appunto le temperature sono troppo elevate. I rischi per la salute sono alti.
Il balzo in avanti della crisi climatica
Cosa significa tutto questo? Banalmente e tristemente, che la crisi climatica ha fatto un altro balzo in avanti. Sono anni che siamo abituati al fatto che ogni anno fa un po’ più caldo del precedente. Ma il 2022 e questo 2023 stanno polverizzando davvero ogni record. Le ondate di calore africano ormai arrivano fino in Francia e in Germania, anche se gli effetti sono contenuti, Noi continuiamo a esserne colpiti ancora, ciclicamente, anche in inverno.
I climatologi spiegano che tutto questo era prevedibile, anche se scostamenti così ampi probabilmente colpiscono anche loro.
Elementi nuovi sono il fenomeno dell’El Niño, che riscaldando le acque oceaniche porta ad aumenti della temperatura, ma è difficile dire se l’aumento del caldo di oggi è dovuto a questo o ad altri fattori.
Il clima è un sistema complesso, le cause multifattoriali, gli effetti di cosiddetto feedback positivi sono moltissimi e ancora non del tutto studiati. E poi ci sono gli effetti paradossali di misure positive: secondo uno studio, la diminuzione dell’inquinamento delle navi che solcano l’Oceano Atlantico, dovuta a regolamenti più stringenti, ha reso il cielo più chiaro, liberando però quel calore che era in qualche modo “intrappolato” dalle sostanze inquinanti. Le variabili sono moltissime e non tutte conosciute.
Aspetti positivi e negativi dell’adattamento
Di fronte a cambiamenti di temperatura così radicale, di fronte a uno stravolgimento climatico così vasto, di fronte alla sparizione delle stagioni come reagiscono i cittadini? Purtroppo, non appare esserci quell’allarme che tali scostamenti dovrebbero rappresentare.
Probabilmente c’è paura, timore, impotenza senza dubbio, ma comunque prevale l’adattamento individuale. In parte, questo è anche comprensibile.
Le persone stanno reagendo in maniera per certi sensi razionale.
Fa caldo in inverno? Andiamo a pranzo al mare. Portiamo i bambini a fare trekking o al parco. Li svestiamo perché non sudino. Camminiamo di più in giro per la città.
Si spengono i riscaldamenti, che si risparmia pure. Insomma si cerca di sfruttare la parte positiva, per così dire, del riscaldamento. Ma questo non basta. Paradossalmente, anzi, adattarsi fa sì che le persone, psicologicamente, si abituino, tendano a pensare che sia normale, che comunque non ci si può fare niente.
Quella cenerentola della mitigazione
E allora si torna sempre al solito punto. La comunicazione della crisi climatica, e insieme la sua percezione, resta zoppa.
Perché è inutile parlare di autunno caldissimo, terrorizzare la gente con i 30 °C di qualche località; è inutile anche intervistare, se resta isolato, un climatologo che spiega che tutto ciò che è frutto della crisi e che andrà peggio.
Ci servono soluzioni, e queste soluzioni vanno spiegate alle persone. Che dovrebbero essere spinte a consumare meno energia, a ridurre in generale i consumi, a essere sensibili a cosa fare il proprio energetico, e quindi cambiarlo, così come a domandarsi come vengano investiti i soldi della propria banca. Ma anche l’energia è un bene che si consuma, e nel nostro sistema qualsiasi consumo è visto positivamente.
E poi va andrebbe alle persone che abbiamo un’economia sballata ancora fondata sull’energia fossile, che viene ancora tutt’oggi sovvenzionata e che se non facciamo rapidamente una transizione energetica sfruttando l’energia illimitata del sole, anche per ridurre le nostre mostruose bollette, le temperature aumenteranno ancora. E che dunque il problema è un sistema che spinge le persone a consumare, e per il quale è necessaria ancora una quantità immensa di riscaldante energia fossile.
Tutto questo andrebbe detto ma non si fa, troppi gli interessi in ballo. Più facile fare la pagina sul caldo di novembre, il clima impazzito, che lascia il tempo che trova.
La gente si toglierà pure il maglione, resterà in maglietta e cercherà di andare avanti come può. Non esattamente, direi, un bel risultato.
La Svolta 21 novembre 2023