Bisogna ringraziare, ironicamente, la Royal Caribbean, società costruttrice della nave da crociera Icon of the Seas, per aver costruire il più perfetto simbolo, a mio parere, di una società consumista e predona dell’ambiente, una società dove non ci sono più valori tranne quello dell’intrattenimento per l’intrattenimento, tranne il mangiare per il mangiare, just eat, lo slogan più noto del nostro tempo.
Questo simbolo, per me, è proprio Icon of the Seas, la nave da crociera più grande del mondo (per questo è la più simbolica), che può ospitare oltre settemila persone, piscine, anche a filo mare, una cascata e giochi d’acqua, ben 40 ristoranti, suite di lusso.
Il turismo da crociera è purtroppo in forte ascesa e c’è da domandarsi anche perché. Forse, appunto, perché è una metafora perfetta della nostra epoca, turismo mordi e fuggi, scendi e vedi i monumenti simbolo di un posto – potrebbero anche essere finti o inventati, non te ne accorgeresti – poi risali sulla nave per mangiare e fare giochi d’acqua, in un luogo che non ha alcun legame con un territorio, nessuno; infatti, appunto, vaga per il mare. E anche questo è emblematico. Tutto ciò inquinando, perché le navi da crociera inquinano moltissimo, come ha spiegato, tra gli altri, un rapporto di Transport&Environment.
La società che ha costruito la nave dice che si tratta di una nave sostenibile perché alimentata a gas naturale liquefatto, e che supera gli standard richiesti alle navi da crociera. Sicuramente vero, peccato che non cambi nulla, a mio parere. Primo, perché, come gli ambientalisti denunciano, si tratta comunque di un combustibile fossile, e per muovere e alimentare una nave che è una sorta di città galleggiante servirà un mare di combustibile e un mare di elettricità (e un mare di acqua, tra l’altro).
Ma il punto vero non è questo. Come da sempre scrivo, non si possono prendere i simboli del capitalismo più estremo e pensare di renderli sostenibili. Bisogna cambiare i simboli, ovvero i comportamenti, le pratiche. Non è sostenibile, non potrà mai esserlo, stare su una nave con oltre settemila persone a ballare, fare giochi d’acqua, mangiare pesce, andando in giro per il mondo. Non potrà mai esserlo, pure se il cibo è a chilometro zero o l’acqua riutilizzata.
Mi si accuserà di moralismo, e pazienza, ma anche mi chiedo quali sono diventati i nostri valori se il massimo a cui possiamo aspirare è una enorme nave galleggiante dove consumare e basta. Che senso ha? Come ha scritto un commentatore sotto un articolo che parlava della nave, semplicemente: “Perché?”. E aggiungerei anche: esattamente dove stiamo andando?
Il fatto che la nave sia stata inaugurata dal calciatore Messi mi pare poi l’altro simbolo perfetto, visto che il mondo del calcio ormai è perso nella deriva del lusso estremo, delle sirene dei ricchi paesi arabi, e i calciatori sono tra i peggiori influencer, per così dire, dei nostri figli, vista l’assurda vita che conducono. Insieme agli altri ricchi del mondo, sono quelli che producono più emissioni di CO2, quelle dalle quali noi ricchi ancora riusciamo a difenderci, ma tutti gli altri no.
Ma di nuovo bisogna chiedersi: perché? Con tutte le cose belle che si possono fare al mondo, cose belle, piene di senso, che aiutino magari anche gli altri, rendendo la nostra vita migliore, che evitino di distruggere un ambiente finito e sfinito che sta soffrendo insieme e miliardi di persone sulla terra, perché scegliere un viaggio simile?
Le navi da crociera arrivano sempre più spesso, poi, nei nostri fragili porti, e purtroppo la pressione economica di queste compagnie rende i nostri politici sempre più deboli (vedi il caso del Porto di Fiumicino che la stessa Royal Caribbean vorrebbe costruire). E poi tocca ai cittadini, alle associazioni, fare battaglie sfinenti e infinite per evitare che queste navi deturpino le nostre città (vedi Venezia).
Insomma, che si freni questa deriva. Che qualcuno dica che il re è nudo, che non vogliamo più questo capitalismo né questi anti-simboli, definiamoli meglio così, che è molto meglio fare altro, che se abbiamo braccia e gambe è per fare cose migliori, condivise, portatrici di valori, cultura, e non di mero, e ormai davvero lugubre, consumo. Del quale non ne possiamo più.
Cominciamo a cambiare noi, almeno un po’. Per non affondare nel non senso, per non ballare mentre il Titanic del nostro pianeta affonda a causa di riscaldamento e inquinamento. E’ così difficile da capire? Anzi, mettiamola meglio: è davvero così difficile desiderare altro?
Il Fatto Quotidiano, 31 gennaio 2024
Foto di Michaela, at home in Germany • Pixabay