Oltre due milioni di residenti delle Canarie sono scesi in piazza, qualche giorno fa, contro l’eccessivo turismo delle loro isole. Quattordici milioni di turisti, sette volte tanto la popolazione locale.
Una manifestazione che ha evidenziato con forza l’insostenibilità ambientale e sociale dell’overtourism. Ma che ha anche decostruito i falsi miti che vogliono legati turismo di massa e progresso.
Ecco allora nove motivi per i quali l’overtourism andrebbe fermato.
Distrugge l’ambiente
Un afflusso di visitatori massiccio anzi imponente, con numeri enormi che superano di gran lunga la popolazione locale, distrugge l’ambiente.
Ci vuole poco a capire come, dai siti culturali a quelli naturalistici soprattutto, un arrivo immenso di persone abbia conseguenze negative. Persone che producono rifiuti ed emissioni (anche quelle necessarie per spostarsi in aereo), consumano acqua, calpestano sentieri e intasano vette.
È socialmente insostenibile
Il turismo di massa ha questa immediata conseguenza nei centri abitati: che le case che sarebbero disponibili per le persone che vogliono stare in affitto diminuiscono drasticamente, “cacciando” letteralmente i residenti in fuori dalle città. Con il risultato che chi in città lavora è costretto a estenuanti tragitti. Inoltre, i prezzi delle case diventano altissimi, così che i residenti non possono acquistarle. Il problema abitativo generato dal turismo massiccio è enorme e tutti gli amministratori locali lo stanno sottovalutando.
Porta ricchezza, ma nelle mani di pochi
Non è vero che il turismo porta ricchezza e crescita, almeno non in un senso.
Un terzo della popolazione delle Canarie è povero e questo è inspiegabile alla luce della retorica della ricchezza, appunto. La verità è che il turismo porta ricchezza, sì, ma ricchezza non distribuita. Ricchezza che va nelle mani di pochi, i proprietari di case, i gestori dei ristoranti, ma mentre arricchisce alcuni impoverisce altri.
Porta cattivo lavoro
Un afflusso massiccio di turisti aumenta i posti di lavoro, ovviamente. Ma questi impieghi sono per lo più precari, spesso in nero, spesso sottopagati, spesso stagionali.
Produce consumo di suolo
I turisti richiedono strutture, alberghi, luoghi dove dormire, mangiare, divertirsi.
Il legame con il consumo di suolo è dunque diretto. E se non è consumo di suolo, come sta avvenendo per esempio a Roma, significa che moltissimi edifici pubblici vengono dati ai privati sotto il nome di “rigenerazione”. Per creare strutture alberghiere di lusso che vengono pubblicizzate come qualcosa di utile alla città.
Non è etico e genera una guerra per le risorse
Il turismo di massa è eticamente insostenibile e pone alcuni dubbi morali. Di chi è il territorio, di chi sono le città? Dei turisti o di chi le abita? È assurdo e sbagliato che i residenti siano considerati secondari, come se non avessero invece diritti primari, come quello di abitare il luogo in cui vivono senza essere sopraffatti dal turismo di massa, senza che quel luogo venga usurato, distrutto, da un turismo incontrollato.
È un’ingiustizia radicale che gli amministratori, di nuovo, non capiscono. E che si sta facendo acuta mano mano che le risorse, come l’acqua, diminuiscono. Un tema su cui non a casa gli abitanti delle Canarie si sono ribellati.
Aumenta i costi per i locali
Il turismo di massa aumenta i costi per i locali. Già, perché i turisti usano i cestini, producono rifiuti, prendono i mezzi pubblici, quelli che anche i residenti usano per lavorare.
Tutti questi costi sono pagati dalla collettività, visto che le tasse di soggiorno non bastano e spesso sono anche evase. I governi nazionali non capiscono che le risorse alle città, penso per esempio a Roma, dovrebbero essere date non in base ai residenti, come avviene, ma alle persone effettivamente in città. E alla fine aumenta la tassa dei rifiuti, aumentano i biglietti dell’autobus, come sta avvenendo sempre a Roma. Anche questo è profondamente iniquo.
Danneggia gli stessi turisti
Il turismo di massa danneggia anche i turisti. Le immagini che ormai arrivano in ogni stagione dell’anno dalla Fontana di Trevi, dai Musei Vaticani e altri siti di Roma, ma anche dalle Cinque Terre o da Venezia, sono inquietanti e mostrano chiaramente che nessun turista potrà davvero godere di quei beni che pure si aspetta di fruire in maniera sostenibile, ovvero non schiacciato in mezzo alla folla e con interminabili file magari sotto al sole.
Impedisce il turismo dei residenti
Il turismo di massa impedisce ai residenti di essere loro stessi turisti delle loro città. Vengono estraniati dai loro stessi beni naturali e culturali, perché inaccessibili. Di nuovo faccio un esempio su Roma: riuscire ad acquistare biglietti per il Colosseo, magari per una classe scolastica, è diventato letteralmente impossibile. Eppure la precedenza per visitarlo dovrebbero averla loro, i bambini e le bambine della città. Non è così.
Non ha futuro
Il turismo di massa non ha futuro perché, come dimostra il caso dell’acqua in Spagna, le risorse non riescono a essere per tutti e servirà decidere chi ha la priorità. Non ha futuro perché l’ambiente non riesce ad assorbire l’impatto enorme di miliardi di persone (4,7) ogni anno che prendono un aereo, con tutto ciò che ne consegue.
Non ha futuro perché il modello della crescita a tutti i costi sta mostrando la corda, con l’aumento radicale di poveri, esclusi, persino un ceto medio che non riesce più a sopravvivere. Sembra paradossale, ma i nostri politici stentano a capire tutto questo e così i nostri amministratori.
A Roma, sindaco e assessore a Grandi Eventi e Turismo continuano a sbandierare i numeri in crescita del turismo con malcelato entusiasmo, senza rendersi conto che ai residenti, dei turisti, non importa nulla, anzi importa perché rendono la loro vita peggiore. Non si pongono mai, i nostri amministratori, dubbi ormai evidenti a tutti sul fatto che occorrerà fare delle scelte, che il modello della crescita illimitata, con la costruzione di ulteriori alberghi e luoghi per turisti, non regge più sotto tutti i punti di vista. Studiosi e ricercatori se ne stanno occupando da tempo, producendo riflessioni e studi interessanti e fondamentali. Ma la politica è sorda alla scienza, com’è noto, che sia scienza sociale o climatica. E continua a perpetrare una visione delle città e del nostro Paese che sta mostrando ovunque i suoi tragici limiti.
La Svolta 29 aprile 2024
Foto di Pam Patterson da Pixabay