Non si può non guardare con sgomento progressivo e crescente ciò che il governo sta facendo in materia di espressione del libero pensiero e di protesta. Dopo il cosiddetto ddl anti-vandali, che ha inasprito le misure per chi imbratta, anche simbolicamente, opere culturali arriva ora, con il via libera delle commissione Giustizia e Affari Costituzionali, un ben più pericoloso articolo inserito nel pacchetto sicurezza. Articolo che prevede la pena di un mese di carcere nel caso di una protestache ostacoli la circolazione, che può arrivare a due anni se il fatto è commesso da più persone riunite.

La norma, fatta chiaramente ad hoc, come ormai quasi tutte le misure di questo governo, per colpire gli attivisti climatici, rischia praticamente di mandare in carcere chiunque manifesti per un banale sit in, sedendosi in mezzo alla strada, persino, magari, i figli dei parlamentari stessi che partecipino a qualche manifestazione che spesso e volentieri ferma il traffico, com’è normale che sia. Non a caso è stata ribattezzata norma “anti-Gandhi”. Oltre all’assurdità di distinguere protesta privata e collettiva (potrei manifestare singolarmente ed essere casualmente seduto vicino ad altri), la misura è assolutamente illiberale e quindi anticostituzionale, perché viola il diritto di manifestare la propria opinione, sotto forma di riunione o pensiero, previsto appunto dalla Costituzione stessa.

Nel loro delirio di onnipotenza, la Lega aveva anche previsto un emendamento, poi ritirato, che prevedeva la stessa per pena per “organizzatori e promotori delle proteste” (!!!). E’ stata anche ritirata la proposta, sempre leghista, che mirava a considerare responsabile del delitto di violenza privata i lavoratori all’ingresso delle fabbriche in occasione di uno sciopero. Invece sarà approvato un emendamento che alza le pene a chi protesta in modo “minaccioso o violento” contro le grandi opere infrastrutturali: aumento di un terzo degli anni di carcere previsti, fino a venti. Venti anni. Anche questa è una norma ad hoc, contro chi intende manifestare contro l’assurdità di un’opera quale il ponte sullo stretto. Che costerà 15 miliardi e forse molto di più, mentre in Sicilia non ci sono i soldi per tappare i buchi delle infrastrutture idriche e non c’è più acqua per fare dialisi ai malati gravi.

Mirano a colpire gruppi specifici, sono legate a temi specifici e quindi non rispecchiano in nessun modo l’interesse generale, come ogni legge dovrebbe fare. Nella loro totale rozzezza e ignoranza, poi i leghisti e tutti coloro che hanno approvato queste norme non si rendono conto che potrebbero essere misure boomerang qualora non solo i loro figli o persone a loro vicine (o loro stessi) protestino, come già detto, ma anche qualora lobby vicine al governo vogliano scendere in strada per altri motivi, basti pensare ai trattori, ma non solo.

Ma questi rappresentanti del popolo, che rappresentano ormai solo se stessi, non guardano che all’oggi, non pensano che a eliminare ogni forma di opposizione e protesta civile con norme fatte apposta, con una arroganza veramente inquietante. Come se lo Stato si potesse usare a piacimento contro i cittadini. Come se leggi fossero, bastoni per colpire, per evitare di usare un’altra metafora che pure sarebbe ben consona. Come se la Costituzione non esistesse.

Per questo io penso che il capo dello Stato non possa consentire che simili misure vengano approvate. Non può accadere in uno stato democratico che un attivista, un cittadino, uno studente, un ragazzo venga arrestato perché ha messo il suo corpo per manifestare un’idea, fermando magari il traffico cittadino per mezz’ora. O che un cittadino, un attivista rischi venti anni di carcere perché vuole impedire un’opera devastante per il territorio, oltre che per i conti dello Stato. Stiamo scherzando?

Da giornalista, cittadina, madre, attivista sono preoccupata e abbastanza sconvolta per la disinvoltura con cui si fanno norme contro l’espressione del libero pensiero. Il nostro momento storico non è quello degli anni Trenta, eppure come allora le misure sono introdotte velocemente, progressivamente e sempre in senso peggiorativo e sempre per colpire qualcuno (e contro il diritto di espressione e di sciopero). Come è possibile che ciò avvenga ancora, nel 2024, in un’Italia completamente diversa è allucinante. La tecnologia, l’economia, la società cambia, la violenza del potere invece resta uguale. Ma, ripeto, ora abbiamo una Costituzione. E quindi queste misure non devono, non possono passare.

Il Fattoquotidiano.it 28 giugno 2024

Foto di Shima Abedinzade da Pixabay

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *