Il dato più eclatante riguarda l’età: le donne vivono dai quattro ai sette anni più degli uomini. Superati gli ottantacinque anni, diventano il doppio degli uomini, mentre tra i centenari sono l’ottanta per cento. E se pensate che dipenda da fattori economici, sociali o consumo di alcol, droghe e tabacco, vi sbagliate, perché studi effettuati tra monaci e monache di clausura danno gli stessi risultati. Ma c’è molto di più: nei reparti di terapia intensiva neonatale, sono le femmine a sopravvivere di più. Nei maschi, poi, il rischio di contrarre il cancro è del venti per cento superiore ed esiste il quaranta per cento in più di possibilità di morire. Ma le donne sono anche equipaggiate meglio contro batteri e soprattutto virus: ad esempio, due terzi dei morti di tubercolosi è maschio. E sempre nei maschi è tre o quattro volte più probabile la diagnosi di autismo e di disturbi dello sviluppo. Come se non bastasse, le donne hanno una capacità percettiva potenziata, in altre parole vedono colori e sfumature molto meglio degli uomini: un vero e proprio superpotere visivo.
Ma se tutto questo è vero, e i dati lo confermano, come mai a questa macroscopica differenza, e alle sue cause, non viene data la giusta attenzione? A colmare questa lacuna arriva un libro illuminante, La metà migliore. La scienza che spiega la superiorità genetica delle donne (Utet) scritto dal ricercatore di fama mondiale, Sharon Moalem, specializzato in neurogenetica e biotecnologie. La spiegazione che Moalem dà di questa disparità tanto evidente quanto ignorata è che le donne sono geneticamente superiori agli uomini.