Si susseguono uno dopo l’altro i titoli sulla forza degli abitanti dell’Emilia Romagna, la loro capacità di rialzarsi e fare fronte all’emergenza. Così come si susseguono articoli sui volontari, fotografati in mille modi. I giornali e i tg più vicini al governo, purtroppo non solo quelli di “destra destra”, hanno insistito moltissimo sulla cronaca del disastro, con dettagli e immagini a volte ridondanti e anche inutili. Proprio come per la guerra in Ucraina, un eccesso di immagini catastrofiche – ormai lo sappiamo – produce da un lato panico, dall’altro però, anche un paradossale ottundimento delle emozioni che porta invece al distacco.
Molto meno si è parlato, invece, delle cause e delle responsabilità di questo disastro. Lo si è fatto soprattutto insistendo, anche giustamente, sul tema del dissesto idrogeologico e sull’eccesso di cementificazione. Molti giornali, tra cui il Fatto Quotidiano, hanno puntato il dito contro il consumo di suolo, parlando anche della legge regionale dell’Emilia Romagna, quella del 2017, che secondo alcuni esperti non avrebbe frenato il consumo di suolo, anzi lo avrebbe aumentato. Si è parlato di disboscamenti, di villette e abitazioni nuove costruite lungo gli argini, di maxi opere costose e forse non necessarie, con i cui soldi si sarebbe potuta fare invece cura del territorio. Tutto giusto, ovviamente, e fondamentale, anche perché la conformazione geografica italiana fa sì che il nostro territorio sia molto più esposto ad allagamenti, frane, alluvioni.
Poco invece si è parlato, invece, della cenerentola dell’informazione, la mitigazione. Perché una pioggia così violenta, non la prima degli ultimi mesi ma l’ultima di una serie, è direttamente legata al cambiamento climatico. La questione viene accennata, sì, ma dando le cause al cambiamento climatico e senza invece dire chi sono i responsabili di questo cambiamento climatico, un passaggio ulteriore che sarebbe fondamentale. Questo aspetto è davvero negletto dalla stampa e dalle tv.
La ragione è semplice. Da un lato, sicuramente la scarsa conoscenza scientifica, la mitigazione – ciò che servirebbe cioè a frenare la crisi climatica – è un tema complesso; la cronaca del disastro e le storie dei volontari sono ben più facili da raccontare. Ma c’è di più. Parlare delle cause dello stravolgimento climatico significa mettere sul banco degli imputati in generale una società capitalista che sta mostrando il suo potenziale distruttivo, dall’altra scelte precise, fatte dagli ultimi governi ma anche da questo. Ovvero continuare a credere nel gas e nell’Italia “hub del gas”, continuare a pensare che il nucleare possa essere una soluzione quando noi dobbiamo tagliare le nostre emissioni al 2030 del 55% e i tempi dell’atomico sono decennali, continuare a non spingere come si dovrebbe sulle rinnovabili, che vengono viste sì come una soluzione ma non come “la” soluzione. Ma la storia del mix energetico, che fa tanto comodo a molti perché permette di mantenere il fossile ben vivo, non funziona. O meglio, avrebbe senso se la si difendesse sul breve periodo, ma non sul medio e lungo, quando appunto dovremo raggiungere emissioni zero.
Insomma, di emissioni, taglio delle emissioni, decarbonizzazione, idrogeno, fonti rinnovabili in tv e sui media si parla veramente poco. Soprattutto, non si lega il tema alla questione dei disastri come quello dell’Emilia. Eppure, come ha detto il prof. Pileri in un’intervista proprio al nostro giornale, ecologia è semplicemente fare connessioni. Connettere, conoscere i legami di causa effetto che sono alla base della vita. Non farlo, appunto, è espressione o di ignoranza o, peggio, di malafede.
Il Fatto quotidiano 24 maggio 23