“Mio figlio viene a Roma a studiare, cerco disperatamente una stanza, anche piccola, in affitto, quartieri anche limitrofi al centro, massimo 500 euro”.
“Mia sorella, per motivi di lavoro, verrà a vivere a Milano, cercasi monolocale, massimo 700 euro”.
Annunci così mi arrivano ormai sui social network da tutte le parti. È una specie di assedio, sempre più pressante, che nel suo piccolo rappresenta un campione significativo di un problema enorme: almeno nelle grandi città, affittare una casa o una stanza per lavoro o studio non è più possibile. I prezzi delle zone centrali sono ormai inaccessibili ma, di conseguenza, crescono anche i prezzi dei quartieri intorno al centro e di quelli legati ai mezzi.
Con 700 euro non si affitta più niente, eppure uno stipendio italiano raramente arriva al doppio. Spesso, si ferma a 1.000 euro, quando va bene.
Senza casa, niente studenti né lavoratori
Le tende dei ragazzi che in questi mesi hanno protestato contro il caro affitti sono diventate il simbolo di un altro dei diritti basilari che non c’è più: il diritto alla casa. Che pure dovrebbe essere qualcosa di basilare, scontato, un diritto di cui tutti coloro che governano, dal piano nazionale al locale, dovrebbero occuparsi primariamente.
Se ne dovrebbero preoccupare, anche, i rettori delle grandi università, dove gli studenti rischiano di sparire se non c’è per loro la possibilità di abitare. E anche delle aziende, perché chi lavora deve avere pure una casa dove rientrare. E invece di questo tema non parla più nessuno.
Persi nei gossip e nei problemi degli influencer, l’opinione pubblica, e con lei la stampa, oltre la politica, va avanti facendo finta che non esista questo macroscopico dramma.
Le conseguenze nefaste dell’invasione degli affitti brevi
Pochi giorni fa il sindaco di Firenze Dario Nardella ha varato una norma contro gli affitti brevi abbastanza rivoluzionaria, di cui gli va dato massimo merito.
D’altronde, la situazione di Firenze era diventata insostenibile.
Il centro storico ormai saturo di Airbnb e in generale di case affittate ai turisti.
Un fenomeno, ormai arcinoto, che porta i prezzi delle case e degli affitti a impennarsi. Nardella ha bloccato nuovi alloggi turistici nel centro e, misura ancora più importante, ha deciso di azzerare l’Imu a chi affitta a famiglie. Studenti. Lavoratori.
Figure che, ancora, esistono, perché l’Italia non è solo un Paese per turisti. Ma la norma è stata accolta nel silenzio generale. Della destra, ma anche della sinistra e questo è, sinceramente, preoccupante.
Nessuno degli altri sindaci ha per ora seguito per la strada. A parte generiche dichiarazioni del suo assessore al Turismo Alessandro Onorato, neanche Gualtieri ha chiarito cosa voglia fare. Mentre il fenomeno cresce in maniera vorticosa anche a Roma, creando gli stessi, identici, problemi. Ma qui il problema è che visione del mondo vogliamo avere, che visione del mondo vuole avere la sinistra. Se cioè, ancora, è davvero dalla parte non solo dei poveri, ma anche delle persone normali, quelle che si alzano presto per lavorare o studiare. Quelle che rappresentano l’ossatura di un Paese e che una campagna denigratoria, portata avanti soprattutto da agenzie che cercano appartamenti per turisti, cerca vergognosamente di bollare come “inaffidabili e morosi”.
Quegli appartamenti comprati con stipendi e mutui
L’Italia è un Paese di proprietari di case molto più di altri. Questo però, è stato possibile, grazie a condizioni che oggi non ci sono più.
In primo luogo, stipendi tutelati, spesso pubblici, senza alcun rischio di licenziamento. E quindi, anche, con liquidazioni importanti che spesso rendevano possibile gli acquisti.
Secondo, con un costo della vita più basso di quello attuale, visto che, a partire dall’introduzione dell’euro, i prezzi dei beni non hanno fatto che crescere costantemente.
Terzo, la possibilità di fare mutui a condizioni favorevoli.
Da ultimo, ovviamente, costi degli appartamenti molto più bassi in proporzione agli stipendi. Oggi se guadagni 1.000 euro e uno appartamento te ne costa 500.000, è ovvio che nessun mutuo potrà bastarti. Eppure appartamenti di quelle cifre, decenni fa, erano a portata di mano anche da chi aveva stipendi comunque non alti.
Zero aiuti per chi affitta
Oggi chi paga un affitto praticamente non ha nessun aiuto, neanche la possibilità di scaricarselo.
Esistono mostruosità come l’Imu sulla seconda casa che va pagato anche se una persona deve trasferirsi in un’altra città e affittare una casa, quindi di casa ne ha solo una ma paga come se ne avesse due perché non ci risiede.
Il fondo sul sostegno agli affitti per ora non è stato rifinanziato da questo governo. Le case popolari sono un miraggio.
Non ci si può stupire che si moltiplichino i senza dimora, chiamati ancora dalla stampa barboni, clochard, senza tetto e spesso, persone che avevano un lavoro o un’occupazione. Non ci si può stupire, soprattutto, che le giovani coppie non facciano più figli ed è sinceramente un paradosso che il Governo che vuole più natalitànon si preoccupi di garantire ai futuri nati una casa. Difficilmente, se una casa non ce l’hai, potrai mettere al mondo un figlio.
Una discussione pubblica assente
Ma quello che, come ho già detto, è più preoccupante, a mio avviso, è l’assenza di ogni discussione pubblica sul tema.
Il tema del diritto alla casa appare come qualcosa di vetusto, polveroso, roba da anni ‘70.
Peccato che rispetto agli anni Settanta la questione si sia aggravata.
Peccato che oggi chi non riceve una casa in eredità non sappia a che santo votarsi, perché nessuno lo aiuterà ad accedere a un diritto primario, come il cibo, come il lavoro.
E infatti sempre più appare violato l’articolo 3 della Costituzione italiana, quello che sottolinea come sia “compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Perché nessuno sviluppo umano, con tutta evidenza, è possibile se non hai neanche un tetto sotto il quale proteggerti.
La Svolta, 16 ottobre 2023
Foto di Harry Strauss da Pixabay