Abbiamo da poco celebrato il sessantesimo anniversario della strage del Vajont.
Ma di stragi legate all’ambiente e al clima che cambia è costellata la nostra storia, in particolare quella recente.
Eppure gli alluvionati in Emilia ancora aspettano di avere rimborsi e noi abbiamo già dimenticato. Dimenticato la siccità, dimenticato le alluvioni, dimenticato tutto.
La stampa italiana, almeno quella mainstream, sta mostrando il suo volto peggiore. Ormai le pagine, e i siti, sono pieni di notizie di cronaca nera inutili, che occupano pagine e pagine. Oppure di gossip, anch’esso inutile (mi vengono in mente le due maxipagine dedicate a una intervista a Fedez, mentre fuori era ottobre e facevano 30 °C).
La crisi climatica è stata nuovamente dimenticata, con enorme frustrazione di quei pochi giornalisti e giornali che, invece, se ne occupano con costanza.
Politica indifferente alla crisi climatica
La politica, se possibile, fa anche peggio della stampa.
I temi all’ordine del giorno non contemplano mai la questione della crisi climatica, di fatto, ancora, incredibilmente una sconosciuta a gran parte dello spettro parlamentare.
Dovrebbe trattarsi del primo dei problemi, per le enormi conseguenze sulla popolazione, per i costi sociali e anche economici che la crisi produce, per i danni immensi all’agricoltura (tra un po’ non avremo più olio d’oliva e i nostri prodotti made in Italy costeranno cifre non abbordabili), per la siccità sempre incombente.
Qualche esempio bipartisan del disinteresse verso l’ambiente?
Il voto favorevole all’autorizzazione per altri dieci anni anni dell’uso del glifosato, noto cancerogeno. E, a sinistra, il rinvio della fascia verde a Roma di un anno, con buona pace delle polveri sottili e delle malattie respiratorie.
In generale, la questione della decarbonizzazione della nostra economia è derubricata a questione tecnica e secondaria, non a questione politica primaria. E gli attivisti sono malvisti sia a destra che a sinistra, quanto meno, da quest’ultima, non sostenuti, non appoggiati.
Attivisti perseguitati ma vitali e numerosi
Chi oggi allora porta ancora avanti la battaglia per il clima?
Per fortuna loro, gli attivisti per il clima. Sia i Fridays For Future, che Extinction Rebellion che, soprattutto, Ultima Generazione.
Quest’ultima continua imperterrita a portare avanti la politica dei blocchi stradali, mentre al tempo stesso chiede al governo di creare un fondo per le vittime del clima di 20 miliardi.
Gli attivisti non solo sono ancora molto attivi, ma la loro azione si va mano mano radicalizzando. La stessa Greta Thunberg ormai è sempre più spesso in piazza, e pochi giorni fa a Londra è stata fermata a portata in carcere, durante una manifestazione contro le aziende del fossile riunite per l‘Energy Intelligence Forum (!).
D’altronde, spiegano da Ultima Generazione, “più aumenta la repressione più in un certo senso diventiamo forti noi. Le nostre azioni sono sempre più conosciute e infatti il numero degli attivisti sale. In tantissimi ci appoggiano e in tantissimi ci scrivono, anche se i giornali non lo riportano, parlando solo degli automobilisti inferociti”.
Dai processi al lavoro, tutti i rischi che gli attivisti corrono
Quello che questi ragazzi e anche adulti rischiano, e in pochi lo sanno, è moltissimo.
Anzitutto, la maggior parte di loro viene controllata costantemente, così come sono controllate le loro comunicazioni. Moltissimi tra loro sono sotto processo, soprattutto per gli imbrattamenti, anche se finora non c’è stata nessuna condanna. Ma avere una condanna sulla fedina penale è qualcosa di pesantissimo: significa non poter accedere in futuro a concorsi, “significa per molti attivisti che sono medici, psicoterapeuti o avvocati, perché non sono solo ragazzi, rischiare addirittura di essere espulsi dai proprio ordini professionali”, spiegano sempre da Ultima Generazione. Queste persone mettono in gioco la propria vita e lo fanno anche per i propri figli e nipoti, perché hanno chiaro di fronte agli occhi che continuando così la situazione non sarà più gestibile.
Una presenza fondamentale per tutti
Tempo fa, parlando sempre con un esponente di Ultima Generazione, mi ritrovai a dirle: “Voi andate avanti, tanto più gli eventi climatici estremi si moltiplicheranno, più le persone vi seguiranno e così anche l’opinione pubblica”.
Sbagliavo in parte, o meglio sottovalutavo la forza potente della negazione, unita alla cialtroneria, al maschilismo, e all’ignoranza di buona parte della stampa italiana che, anzi, nonostante gli eventi estremi, ha continuato a ignorare il tema. E tuttavia, spero che le azioni continueranno, perché in questo momento a portare avanti la bandiera della lotta alla crisi climatica sono rimasti soprattutto loro. Ed è importante, anzi fondamentale, che ci siano, per la società intera, per gli adulti preoccupati, ma anche per i giovani.
Specie, tra questo ultimi, i più scoraggiati, ma anche quelli che non vedono alcuna risposta né senso né valore nella società consumistica, liberista e predona che si sta letteralmente mangiando il mondo. L’attivismo climatico è un mondo che sta lì, pronto ad accogliere chi vuole sentirsi meglio, meno scoraggiato, più vivo. Chi vuole essere, insomma, migliore. Perché, non c’è dubbio, oggi i migliori sono loro.
La Svolta, 23 ottobre 2023.
Foto di Gerd Altmann da Pixabay