In tutti i sondaggi, gli italiani si mostrano sempre molto preoccupati per il clima. Ma, anche, sempre più convinti che ben poco si possa fare. Da questo punto di vista, sembra che siamo diventati, almeno questo può sembrare, un popolo indifferente e scettico alla più grande questione del nostro tempo.
Non è proprio così. Il clima è un tema complesso e che porta con sé grandi ansie di vario tipo. Inoltre, è molto difficile capire che dal contrasto alla crisi climatica potranno venire posti di lavoro, sviluppo, oltre che una società migliore. Ma questo obiettivo diventa tanto più arduo se abbiamo un governo e dei ministri, ma anche dei presidenti di regione e consigli regionali, che oscillano, loro sì, tra negazionismo o semi-negazionismo e indifferenza. Che suggeriscono strumentalmente che la rivoluzione green è una fregatura, che la macchina elettrica è un madornale errore, che l’Europa vuole solo renderci più poveri e con meno mezzi con i suoi piani verdi calati dall’altro.
Non solo. Questo governo si è distinto, rispetto all’ambiente, solo per una sistematica opposizione ad ogni misura ecologica e alla stessa transizione ecologica, con buona pace della tutela dell’ambiente in Costituzione. Le ha messe in fila, le azioni del governo sull’ambiente, il Wwf in un pezzo abbastanza impressionante: l’Autonomia differenziata rischia di frammentare la tutela del capitale naturale, il governo continua a parlare di nucleare e biocarburante, la bozza del Pniec valorizza anche il gas, manca una legge per il clima, il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici non è stato adottato, così come il decreto per le Aree idonee per le rinnovabili e i decreti attuavi delle Comunità energetiche. Manca anche il Testo unico sulle Rinnovabili.
Non solo: il governo ha inserito nella Finanziaria dell’anno scorso l’emendamento ‘caccia selvaggia’, ha votato in Europa contro l’importantissima legge Natura Restauration Law. L’Italia non ha una Strategia operativa per la conservazione della biodiversità 2020-2030. Invece tornano grandi opere come il Ponte sullo Stretto, mentre manca la legge sul consumo di suolo e la mancata proroga del superbonus ha tolto uno strumento importante per l’efficientamento energetico.
Ancora sugli imballaggi, l’Italia ha votato contro la riduzione dell’usa e getta. Infine, mentre ha vietato la carne coltivata, il nostro paese ha approvato l’utilizzo per altri dieci anni del pericoloso glifosato, mentre non ha ancora approvato il Piano Pesticidi, scaduto.
E che dire sul mare? Il provvedimento sblocca-trivelle rilancia le attività di estrazione degli idrocarburi, mentre mancano i decreti attuativi dell’importantissime legge Salvamare.
Insomma, è un quadro sconsolante per non dire drammatico. E visto che il governo poco o nulla ha fatto per occupazioni e welfare, anzi ha tagliato pure il principale sussidio anti povertà esistente, cioè il reddito di cittadinanza, accanendosi contro ogni approvazione di un salario minimo, oggi gli italiani sono ancora più poveri (la destra sociale non esiste, è una farsa totale), ancora più in balia di ricatti, ancor più impossibilitati – diciamolo – ad occuparsi di crisi ecologica e climatica. Perché se fai fatica a mettere insieme pranzo e cena, il tuo problema primario non saranno le emissioni.
Eppure, ripeto – come dimostra anche l’ultimo rapporto Censis – gli italiani sono attaccati al loro patrimonio culturale e paesaggistico e si rendono perfettamente conto, a differenza di chi ci governa – a fare i calcoli, visto che quasi la metà degli italiani non ha votato, uno su quattro e grazie anche a una legge elettorale che manda al potere anche chi non rappresenta una parte consistente del paese – della minaccia del clima. Perché subiscono le ondate di calore d’estate e le alluvioni, perché vedono l’inverno, e la neve, sparire. Abito a Roma e sono in gruppo di mamme romano molto nutrito e ogni tanto qualcuna chiede dove potrebbe portare i figli a vedere o giocare con la neve uno o due giorni. E tutte rispondono in corso che, purtroppo, sull’appennino di neve non ce n’è più. E’ triste.
Noi italiani avremmo avuto dunque bisogno di un governo che si schierasse con coraggio e intelligenza a favore del contrasto al clima. Che spiegasse agli italiani che questo porterebbe solo sviluppo e lavoro, non il contrario. Che nicchiare sulle rinnovabili è ciò che ha prodotto bollette mostruose, che adesso andranno ad aumentare con il mercato libero, per la disperazione delle famiglie (e nonostante, di nuovo, la fantomatica destra sociale).
L’Italia si meritava un governo consapevole dell’importanza della protezione del nostro patrimonio naturale, un governo che si prendesse cura del paesaggio, della biodiversità, che sapesse quanto centrale è la lotta alle emissioni, e cioè la mitigazione e insieme l’adattamento. Si poteva fare uno sforzo comune in vista di un obiettivo di vita migliore per tutti, che avrebbe restituito un po’ di speranza e di visione.
E invece ci ritroviamo con gente rozza, piena di conflitti di interesse, che ancora non sa bene cosa sia la crisi climatica e, se lo sa, se ne disinteressa del tutto. Perché non basta andare a farsi belli alla Cop e poi nel proprio paese non fare nulla e votare contro ogni misura pro transizione ecologica dell’Unione europea di cui facciamo parte.
In inglese, di fronte a tutto questo, si direbbe “it sucks”, fa male, fa schifo. E anche la prospettiva del tempo, che spesso tutto sana, la consapevolezza che questo governo non sarà per sempre non è consolante, perché in politica, e sul clima ancora di più, gli errori si accumulano, così come crescono le emissioni, e poi tornare indietro è sempre più difficile.
Possiamo continuare ad agire nel nostro piccolo, per quel che vale. Ma privi di una politica che sappia tracciare un orizzonte di sicurezza per noi tutto è davvero molto, molto difficile. E sì, profondamente sconsolante.
Ilfattoquotidiano.it 28 dicembre 23
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