Chi ha detto che la politica è noiosa? Quando credi di aver visto tutto, ma proprio tutto, ecco che arriva un ministro, in questo caso una ministra, che dopo una tragedia collettiva immane – le inondazioni che hanno distrutto la strada della valle che porta a Cogne, l’unica – lancia un’idea partorita insieme al suo staff: portare i turisti a Cogne in elicottero, gratuitamente, purché si impegni a restare per un tempo minimo. Non è uno scherzo, è successo davvero poche ore fa. Mentre l’acqua ancora invadeva la valle, provocando frane, allagando anche la città, gli scantinati – le immagini sono scioccanti – costringendo le persone a lasciare le case, lasciandole senza luce e acqua.
Eppure il primo pensiero della ministra, immagino condiviso dal governo, è stato quello di salvare la stagione turistica. Perché ciò che le è apparso evidentemente scioccante non è la violenza degli eventi ma il fatto che abbiano messo a rischio l’estate. Un fatto grave per chi lavora nel turismo, certo, ma sicuramente meno grave del rischio di morire a causa delle piogge intensissime e dello straripamento dei fiumi, delle frane e delle voragini.
Nessuno dello staff della ministra probabilmente ha pensato una cosa ovvia e banale: che nessuno, ma proprio nessuno dotato di senno si metterebbe ora o nei prossimi giorni su un elicottero, mezzo di emergenza usato per le evacuazioni e i soccorsi, per andare in una valle completamente isolata e alluvionata. Senza sapere se le piogge continueranno, se la situazione peggiorerà. Sapendo invece di non poter evacuare la zona in nessun modo, perché per arrivare nella valle di Cogne c’è solo una strada che ora non c’è più. Praticamente una trappola. Pagare per andare in una trappola pericolosa. Questa è l’idea della ministra.
È del tutto evidente che questo piano assurdo fallirà completamente e che l’estate di Cogne è compromessa totalmente. Ma invece di ragionare sui fatti, invece di provare a riflettere sulle cause che hanno portato a questa situazione, invece di cominciare ad arginare i danni e soprattutto pianificare il futuro di zone che rischiano di restare isolate anche in futuro a causa della crisi climatica che provoca eventi estremi, invece di fare tutto questo si nega completamente l’evidenza. E si cerca di continuare come se nulla fosse, come se niente fosse accaduto. È un atteggiamento simile a quello che ha portato alla pioggia di milioni che la ministra ha stanziato per creare piste da sci in zone appenniniche o comunque in quote talmente basse da rendere impossibile lo sci, perché la neve non c’è più. Anche qui, c’è la negazione dell’evidenza, della realtà.
Nel caso di Cogne però la decisione è ancora più grave. Appare farsesca, allucinante, perché appunto si fa finta di non vedere una valle in ginocchio, terrorizzata, stremata, impaurita. Come dovremmo essere noi, visto che queste alluvioni devastanti si stanno moltiplicando in Italia, ad indicare un chiaro aggravamento della crisi climatica.
I politici del passato, della prima Repubblica, non erano certo stinchi di santo. Ma almeno quando accadevano tragedie mantenevano una forma adeguata al dramma. Ipocrita, certe volte, ma almeno del registro giusto. Oggi invece non solo chi ci governa e chi crede di rappresentarci non fa nulla per proteggerci – vedi azioni contro la crisi climatica, mitigazione, adattamento – ma non è neanche in grado di rendersi conto di ciò che è accaduto e della sua gravità e di avere un contegno adeguato a tutto questo. Qualcosa che rasenta davvero la patologia.
Così, invece di avere silenzio, lutto, invece di sostenere una comunità distrutta, ci si riunisce in una sala, magari a Roma, per partorire idee assurde e offensiveanzitutto per chi è colpito. Dimenticavo, si è deciso anche un titolo per questa operazione: “Cogne mette le ali”. Credo che questo, e tutto il resto, si commenti da solo.
Il Fattoquotidiano.it 3 luglio 2024