E’ una Pasqua particolarmente dolorosa questa del 2025. Una Pasqua senza resurrezione, verrebbe da dire. Lo racconta bene l’immagine del bimbo palestinese mutilato di tutte e due le braccia che ha vinto l’ultimo World Press Photo. Lo racconta la strage della Domenica delle Palme, ennesimo spargimento di sangue della guerra in Ucraina, paese abbandonato al suo destino. Lo raccontano le altre guerre dimenticate, come quella in Sudan. E poi c’è la violenza dei neoeletti come Trump, la negazione dei diritti umani più basilari, l’attacco alla scienza, all’inclusione, la guerra agli immigrati e alle loro famiglie (anche se negli Usa da tempo, anche se con lavoro). C’è il sistematico e voluto indietreggiamento nel contrasto alla crisi climatica, platealmente negata.
Neanche da noi le cose vanno meglio, anche qui si nega la devastazione ambientale, si punta su gas e nucleare, si deportano immigrati incolpevoli in un altro paese, si istituiscono nuovi reati che negano diritti basilari come quello alla protesta, al dissenso, dentro le carceri – ormai luoghi dell’orrore – e fuori, dove si governa con presunzione e a colpi di decreti quando si rappresenta una minoranza nel paese, come spiegano bene i dati elettorali.
Non a caso il primo incontro del Papa fuori dal Vaticano, il giovedì santo, è stato per 70 detenuti romani, a mostrare una pietà che è sconosciuta ai nostri politici di destra. Perché qui il problema è anche questo: buona parte di chi governa nel mondo “occidentale” fa quello che fa, ma si dichiara cristiano. Si dichiara cristiano Trump, si dichiarano cristiani i membri del mostro governo, che in questi giorni hanno preso parte alle celebrazioni pasquali. C’è un cortocircuito di valori paradossale, perché tutti costoro di cristiano non hanno quasi nulla: non solo e non tanto nei loro comportamenti intimi, che non possiamo giudicare, ma soprattutto in quelli pubblici e quando, soprattutto, ci sono persino reati palesi.
In generale, manca nella classe di governo qualsiasi traccia di quei valori che dovrebbero caratterizzarli a loro stesso dire: umiltà, pietà, compassione, riconoscimento dei propri errori, aiuto e sostegno ai più poveri, ai deboli, ai “lebbrosi” di oggi, che il capitalismo crea sempre più numerosi. E poi: operare per la pace, amare la giustizia in ogni sua forma, rifiutare ogni forma di violenza, a partire da quella verbale, rispettare il mondo e la natura, all’insegna di quanto dice la Laudato Si e un francescanesimo che è una parte fondamentale della nostra cultura cristiana. Proprio pensare a San Francesco in questi tempi dà il senso di dove siamo, anni luce lontani da quei valori: un santo che si era privato di tutto, che aveva persino venduto l’unico libro che aveva per darlo ai poveri, che aveva chiesto di essere seppellito nella nuda terra, senza null’altro.
Sarebbe almeno auspicabile che la destra di governo nel mondo occidentale smettesse di dichiararsi cristiana, perché non lo è, semmai è l’apice di un paganesimo capitalista che toglie ai poveri per dare ai ricchi, aumenta le diseguaglianze, ostacola sempre di più chi già vive in una condizione di svantaggio, come chi arriva da un altro paese sfinito e piagato. Altro che donare il proprio mantello ai mendicanti incontrati, come fece San Martino. Qui al mendicante si levano anche i pochi stracci che ha.
Per fortuna esiste una chiesa di cui nessuno parla e che invece agisce per i poveri con ogni tipo di volontariato. Per fortuna esistono anche milioni di cristiani che credono, che professano i valori del Vangelo nel silenzio generale. E per fortuna esistono, anche se non apertamente cristiane, migliaia di ong che nei giorni di Pasqua hanno continuato a curare ferite, operare persone colpite da mine e bombe, consolato gli afflitti, sempre senza occupare le prime pagine dei giornali. Esiste un mondo di buoni, letteralmente, non solo cristiani ça va sans dire, che nonostante i terrificanti tagli degli Usa continua a sorreggere il mondo.
Un tempo sperare in una giustizia ultraterrena, in un giudizio universale, era l’unico modo per sopportare il dolore immenso sulla terra, la violenza, le morti precoci, gli abusi dei politici. Oggi questa visione di un aldilà dove i malvagi saranno puniti è molto affievolita, e questo anche legittima l’arroganza di chi si dichiara cristiano mentre mette in pratica misure anticristiane. Noi vorremmo giustizia sulla terra, vorremmo bambini non mutilati qui e ora, vorremmo democrazie libere e dove si possa dissentire, vorremmo uguaglianza tra le persone e fine della povertà e della miseria sulla terra. Il mondo non sembra andare in questa direzione.
Chi può, chi crede, oggi può almeno sperare in una giustizia che verrà, in un momento, non sappiamo quando, in cui chi è stato colpito e ferito sarà consolato, in cui chi ha agito con violenza sarà punito, specie se la sua violenza ha fatto soffrire bambini e minori. Perché, come dice il Vangelo, “chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato in mare”.
Il Fatto Quotidiano, 20 aprile 2025