Ansiosi, insicuri, aggressivi, sopraffatti dagli stimoli e dalle pressioni della vita contemporanea. A ben guardare, l’infanzia dei nostri bambini, che vivono emozioni forti, conoscono la competizione precocemente, sono immersi in impegni sportivi di ogni genere, non è così dorata come può apparire, a maggior ragione quando la famiglia, magari, non è perfettamente funzionale, con relazioni disturbate che incidono sulla vita emotiva dei piccoli. A dar loro una mano oggi, però, c’è uno strumento in più. Semplice, facile, economico: la meditazione, ormai sdoganata da neuroscienziati e psicoterapeuti per i suoi effetti positivi sul corpo e sulla mente e la sua capacità di sincronizzare gli emisferi cerebrali (quello analitico-logico e quello intuitivo), abbassare la pressione, rallentare il battito, aiutare l’organismo a rilasciare dopamine ed endorfine.
Ma se, appunto, meditare fa così bene agli adulti, perché non introdurre anche i bambini a questa pratica così benefica? Tea Pecunia e Marina Panatero, laureate in filosofia ed esperte di meditazione orientale e occidentale, hanno pubblicato un utilissimo saggio teorico e insieme pratico, Giochiamo a rilassarci. La meditazione per calmare i bambini e renderli più attenti e creativi (Urra-Feltrinelli editore), a uso dei genitori ma anche degli insegnanti (visto che la meditazione, ci ricordano, è entrata ormai in numerose scuole di tantissimi paesi, tra cui Canada, Stati Uniti, Israele).
Più benefici di uno sport
Nella prima parte del libro, le autrici spiegano ciò che si può ottenere nei bambini con pochi minuti di meditazione al giorno: un miglioramento delle prestazioni scolastiche, un aumento dell’attenzione e della concentrazione, una diminuzione dei comportamenti aggressivi e ipercinetici (e dei casi di bullismo), lo sviluppo di qualità come la compassione, l’equanimità, la capacità di mantenere uno stato emotivo stabile, una maggiore tolleranza verso le emozioni negative, una riduzione delle sensazioni di ansia e paura, un aumento della creatività e insieme dell’autostima.
Ma come introdurre la pratica della meditazione ai bambini? In sintesi, si spiega loro che si tratta di un modo per indirizzare dolcemente l’attenzione dove vogliamo noi, sul nostro respiro, verso una certa immagine o sensazione, e mantenerla senza costrizione, evitando che i pensieri che fanno capolino all’improvviso, proprio come dei folletti dispettosi, ci disturbino e ci intrappolino. Uno strumento, insomma, per ritagliarsi uno spazio tutto per sé, fatto di pace e di tranquillità, senza essere in balia degli eventi esterni (e interni). Ciò che sta per essere fatto insieme potrà essere presentato loro come degli “esercizi creativi o dell’immaginazione”, ma anche direttamente come una “meditazione guidata” visto che, ricordano le autrici, i bambini non attribuiscono particolare significato al termine e dunque evitano associazioni mentali che potrebbero influenzarli.
Si parte dal respiro (seduti e a occhi chiusi)Il libro illustra poi, concretamente, come gestire la pratica della meditazione guidata, che dovrebbe essere svolta, per quanto possibile, regolarmente e in un momento tranquillo e senza fretta. Ci sono indicazioni sull’abbigliamento, sulle posizioni da utilizzare, sul tono di voce da scegliere, su come partire, focalizzando l’attenzione sul respiro e invitando i bambini a concentrarsi su di esso, a occhi chiusi, e su come proseguire e terminare la sessione, sull’uso eventuale della musica. Non solo: l’ultima parte contiene una serie di esercizi (“Il respiro consapevole”, “Che tempo fa”, “L’omino di latte”, “I colori del mondo”, “Il budino”, “Il mio angolo di pace”, “Il fiore”, “Mani sul cuore”), divisi per età e spiegati passo passo: dalla durata in termini di minuti alle immagini da visualizzare, fino alle frasi da ripetere in ciascun esercizio. Non mancano poi consigli per gli adulti su come gestire la pratica: le autrici spiegano l’importanza di essere calmi e comprensivi, di non pretendere troppo, di non scoraggiarsi per eventuali fallimenti. Se un bambino disturba, gli si chiede con gentilezza di lasciare la stanza e aspettare fuori, facendogli intendere che potrà tornare a partecipare in qualsiasi momento. Infine, il saggio racconta anche l’esperienza vissuta dalle due “meditatrici professioniste” con i loro figli e con altri bambini, e i piccoli, grandi, successi ottenuti. E fa venire davvero voglia di sperimentare subito questa pratica benefica e così in controtendenza con l’iperattivismo malato della nostra società, che contagia, danneggiandoli, anche i nostri piccoli.
Pubblicato su D. di Repubblica.it il 7 aprile del 2015