Mi è stato chiesto di presentare prossimamente in una libreria romana un libro sull’organizzazione delle giornate mammesche dal titolo promettente e insieme un filino inquietante: Mamma planner. Come organizzare al meglio la giornata, riuscire a fare tutto e avere più tempo per te (Gribaudo editore). L’autrice è Adriana Fusé, che oltre ad avere tre figli e lavorare tiene il blog Ricomincio da quattro. Apro il libro e un mondo letteralmente sconosciuto si apre davanti ai miei occhi: quello delle mamme super organizzate o-aspiranti-all’organizzazione-quasi-perfetta, mondo al quale, purtroppo, non appartengo, essendo incapace di ogni forma di pianificazione e organizzazione sistematica di sorta.
Ma chi è la mamma planner e quali sono i suoi magici strumenti? Oltre che all’imprenscindibile agenda, la mamma organizzatrice è sempre armata di penne e carta per stilare le sue immancabili liste di cose da fare, nonché di una buona pila di post it gialli. Eccola ad esempio pronta ad affrontare il planning settimanale delle attività più temibili: quelle necessarie per pulire la casa.
L’autrice suggerisce due tipi di planning, uno per la donna che non lavora e l’altro per quella che lavora. Prendiamo quest’ultimo. Il consiglio è quello di svegliarsi trenta minuti prima del resto della famiglia, meglio ancora un’ora. Dopo aver aperto le finestre per cambiare aria e preparato la colazione, sarà bene rifare i letti, poi sparecchiare la colazione e apparecchiare direttamente per la cena. La sera, invece, bisognerà ovviamente lavare e ordinare la cucina dopo la cena, apparecchiare per la mattina, scegliere gli abiti da mettere per il giorno dopo. Ma ecco la divisione dei compiti (per la mamma lavoratrice, che quella che non lavora raddoppia ha il doppio dei compiti di pulizia) giorno per giorno.
Il lunedì, oltre a lavorare e tutto il resto, ci deve essere tempo per cambiare le lenzuola e gli asciugamani e lavare e disinfettare i sanitari; martedì è il giorno dello stiro; mercoledì bisogna aspirare tutti i tappeti e togliere la polvere; giovedìlavare tutti i pavimenti; venerdì sistemare i ripiani della dispensa per capire cosa comprare e dopo il lavoro fare la spesa per la settimana, sabato riordinare e spolverare le camere, fare le lavatrici, riordinare il soggiorno, passare l’anticalcare nei bagni e sulla rubinetterie, lavare gli specchi e il box doccia, sistemare e pulire gli spazi esterni. Domenica, vivaddio, relax. C’è poi il planning mensile della pulizia. Perché una volta al mese bisogna lavare i vetri, pulire bene gli infissi e le porte, igienizzare il frigorifero, sistemare tutti i cassetti e gli armadi, lavare lampade e lampadari, pulire il filtro della lavatrice, pulire il filtro della cappa, sgrassare la lavastoviglie, girare i materarassi, pulire le piastrelle dei bagni e sbiancare le fughe, lavare i copriletto, spolverare la parte superiore degli armadi e delle librerie, battere i tappeti. Attività faticose ma compiute le quali, assicura l’autrice, si proverà autentica soddisfazione.
Altri consigli riguardano il modo di fare la spesa – sempre controllare le scorte e la dispensa e stilare una lista di ciò che manca, per evitare di comprare cose inutili -, l’organizzazione del frigorifero, ripiano per ripiano, e del freezer – fondamentale apporre etichette ai cibi per ricordarsi quando sono stati surgelati -, la sistemazione degli ambienti, dal soggiorno al bagno (“Assegna a ogni cosa il suo posto, che sia sempre quello, eliminando i mille prodotti che hai da sempre e che probabilmente non hai mai usato”), ovviamente l’organizzazione degli armadi e dei cassetti. Tutto deve essere all’insegna dell’ordine e della pulizia, oltre che dell’armonia di colori (gli asciugamani, ad esempio, sempre ordinati al colore della stanza).
La mamma planner conosce poi a menadito l’equipaggiamento per un viaggio con i bambini in macchina – “seggiolino, proteggisedile, fazzoletti di carta, stracci di cotone, merendine, acqua, ciucci o, salviette umidificate, penna e block notes, piccoli giochi, tendina parasole, sacchetti di plastica, kit per il primo soccorso, borsa per il cambio con dentro pannolini, crema, sacchetti, ciuccio, biberon e cambio completo” -, quello per una vacanza – solo il beauty case per la montagna dovrà contenere: “crema per il cambio del pannolino, crema solare con protezione totale, burrocacao ad alta protezione, crema idratante intensa per viso e mani, crema per gli arrossamenti, crema per le punture d’insetto, antistaminico, salviette umidificate, spazzolino e dentifricio, forbicine per le unghie, pettine, teli per il cambio, detergente, pannolini, termometro, medicine, vitamine” – e infine tutto ciò che occorre per organizzare la festa perfetta e per il perfetto buffet, che deve essere “lineare e luminoso”.
Di fronte a tutto questo tripudio di ordine e teutonica organizzazione, ad ogni eliminazione degli spazi sporchi e dei tempi morti, la mamma che planner non è si trova un poco spiazzata. Non solo non riesce a organizzarsi, ma soprattutto non prova alcun desiderio di farlo, perché la casa troppo ordinata,così come le liste di cose da fare e la pianificazione sovietica, le provocano piuttosto un’indicibile ansia.
La mamma zen è un po’ sciatta, non sempre sparecchia dopo la cena, non prepara la tavola la mattina per la sera, né rifà i letti. La mamma zen odia pulire, tenta di non farlo mai, soprattutto non pensa che sia suo compito, o almeno sì ma quanto lo è per l’essere di sesso maschile che vive con lei. La mamma zen non sa organizzare le feste, fa la valigia sbagliata, ha la macchina poco profumata e il ragazzino mal vestito. Il fatto è che per lei i dettagli sono sfocati, inessenziali, rispetto alle (poche) cose che contano. Il suo obiettivo è un altro: cercare di mantenere un equilibrio sopra la follia (della vita), monitorare i sentimenti e le emozioni che la abitano e la circondano perché siano il più possibile all’insegna del bene (e non della cattiveria, della violenza, della rabbia), contenere il dolore della vita in modo che sia sopportabile e forse persino utile, proteggere suo figlio dal male almeno finché non sarà in grado di riconoscerlo, provare a essere felice nonostante il mondo sia pieno di gente che soffre e muore. In tutta questa enorme fatica, non riesce a occuparsi della polvere, delle bustine per surgelare gli alimenti, dell’organizzazione del fasciatoio perfetto.
Ma la mamma zen non giudica la mamma planner (anche perché, diciamolo, c’è una donna planner e una donna zen dentro ognuna di noi). Prova piuttosto per lei una certa tenerezza, e talvolta, ma raramente, un po’ d’invidia. Perché riuscire a tenere a bada le ombre dell’esistenza con lavatrici ben fatte e ammorbidenti profumati in fondo è un privilegio raro. Nella maggior parte dei casi però non serve, le ombre escono e si prendono la loro rivincita. E allora meglio sedersi in mezzo al caos, con i giocattoli mal riposti e gli asciugamani del colore sbagliato. E capire che forse tutto questo gigantesco sforzo organizzativo serve soprattutto a tenere a bada angosce, un tempo le si chiamava nevrosi, che forse potrebbero diminuire se solo si consentisse proprio all’informe, allo sporco, al mal organizzato– e insieme ad essi al dolore, alla tristezza, alla paura – di esistere. Senza cercare immediatamente di sistemarlo, nasconderlo, neutralizzarlo con l’ultimo anticalcare in circolazione o lo smacchiatore più efficace in commercio.
Febbraio 2015 VanityFair.it
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