Piccolo vocabolario etico perché tutto tutto ciò che è successo non riaccada
In questo piccolo vocabolario etico è già presente la parola digitale. Ma digitale, ovviamente, non è un contenuto, ma una forma, anche se già che passa è sempre una informazione. Qui, però, informazione è presa invece nel suo senso giornalistico: informazione è dare notizie, raccontare i fatti, stroncare false notizie, fare approfondimento, intervistare persone, fornire i dati, dare anche opinioni autorevoli, insomma, appunto, tutto ciò che è giornalismo.
Fino a prima della pandemia, il giornalismo, specie televisivo ma anche cartaceo, era in crisi. Non solo in crisi economica, anche di autorevolezza. Leggere i giornali creava un’amarezza senza fine, visto che le prime pagine erano dedicate sempre e solo alla politica. Mentre al società andava verso l’abisso, mentre il pianeta collassava. La pandemia ha cancellato tutto questo. La pandemia ha ridato dignità al giornalismo, almeno quello italiano. E lo affatto non per merito del giornalismo stesso ma appunto a causa della gravità dei fatti.
In prima pagina, finalmente, è arrivata la salute. Purtroppo sotto forma di emergenza assoluta, ma sono stati fatti fuori commentatori da due soldi e politici per fare spazio invece a esperti, scienziati, medici, virologici. La scienza ha ripreso il suo giusto peso, finalmente le cose importanti sono finite nel primo sfoglio: la salute, la malattia, la morte, la cura. E mentre succedeva questo, la gente, che forse aveva smesso di leggere i giornali perché erano tutti uguali, ha ricominciato a leggere i giornali, pagare per degli abbonamenti, seguire telegiornali a tutte le ore del giorno. Ha ricominciato ad avere fiducia nell’informazione, perché l’informazione, allo stesso modo, aveva capito che le cose importanti erano altre.
Così finalmente noi giornalisti abbiamo svolto un ruolo importante in questa tragedia. Abbiamo fatto ciò che dovevamo fare, portare le notizie, quelle importanti, intervistare le persone giuste. Sono mancati ancora collegamenti importane, purtroppo, come quello tra pandemia e istruzione dell’ambiente, ma qualcosa comincia ad apparire. Forse finalmente abbiamo capito cosa significa fare informazione. Qualcosa che è essenziale come l’acqua e l’aria che respiriamo. Non beghe politiche, quello speriamo non tornino mai più, ma appunto notizie che ci salvano la pelle. Occorre continuare così, perché l’informazione anche è tutto, ti salva quanto stai per soccombere.
Ricordiamocene sempre, da ora in poi.
(26 aprile 2020).